Il primo appuntamento sarà con le politiche. La Slovenia è in fibrillazione. Lo scontro tra destra e sinistra ha assunto toni da guerra civile. Gli oppositori di Janša faranno di tutto per spodestarlo. Questa volta nella partita rientra anche il seggio specifico, visto che i due deputati delle minoranze hanno fatto una scelta di campo e si sono fieramente schierati con il centrodestra, tenendo in piedi un traballante e contestato governo. Sarà questo anche uno dei temi della campagna elettorale, anche se gli esponenti politici della comunità nazionale continuano a dire che bisogna tener fuori dalle nostre faccende i partiti. Sta di fatto che oramai ci sono entrati e quindi la logica dello scontro non sarà solo locale e limitata ma anche nazionale.
Per la politica slovena il grande finale è previsto in autunno con le presidenziali. Borut Pahor dopo due mandati è destinato ad uscire di scena. Poche, per ora, le speculazioni su suoi successori.
Tra la prossima primavera e l’estate toccherà all’Unione Italiana. Non è ancora chiaro quando si andrà alle urne. L’organizzazione degli italiani di Slovenia e Croazia è ancora una volta alle prese con una serie di modifiche statutarie. Accade ad ogni viglia del voto. Nelle altre occasioni si è cercato soprattutto di cambiar tutto per non cambiar niente.
In autunno toccherà alle amministrative. Si sceglieranno i sindaci, i consigli comunali, i consiglieri specifici e si rinnoveranno le Comunità autogestite. Anche qui sarà una battaglia senza quartiere. Gli esponenti della minoranza in carica, come tradizione, si ripresenteranno dicendo che hanno bisogno di altri quattro anni per concludere tutta una serie di progetti. Bisogna capire se si tratta di cose nuove o se sono solo le stesse cose che da decenni non riescono a fare.
Stefano Lusa