Ci si sarebbe aspettati una chiara presa di posizione sul “caso Consulta” da parte dell'Assemblea UI, riunita ieri sera a Dignano; posizione che invece è mancata. Si è trattato - è vero- di una prima riflessione da parte dei consiglieri che proseguiranno il dibattito una volta acquisita la documentazione necessaria. Ma, nonostante quest’assicurazione e nonostante la discussione sostanziale e articolata, persiste la sensazione d’inconcludenza: Assemblea e vertici UI si sono dimostrati impreparati a prendere qualsiasi decisione. È mancato - ci sia permesso- di conoscere l’opinione del Comitato per lo Statuto e il Regolamento che, a parte gli interventi individuali dei membri Krsto Babić e Robi Štule, non si è espresso.
Come già riferito, la discussione ha fatto emergere l’amarezza, il malcontento, il risentimento di una parte o, meglio, di una gran parte, dell’Assemblea che si è vista scavalcata ed ha stigmatizzato il comportamento dei sette consiglieri della Slovenia riunitisi in segretezza e, contrariamente alle regole, in sede separata. A ricordare di come le regole si siano violate anche in passato ci hanno pensato i consiglieri della cosiddetta opposizione interna che hanno invitato tutti a calmare le acque e a passare sopra gli eventuali passi falsi. E se il presidente dell’Assemblea Demarin e quello dell’UI Tremul hanno confessato possibili, probabili errori di percorso, nessuna colpa è stata ammessa da Corva, che presiede l’esecutivo; esecutivo tirato in ballo più volte ieri sera per il comportamento scorretto, non morale e non etico di un suo collaboratore.
È chiaro che l’intento generale è quello di “ricucire lo strappo”, come ha titolato il suo servizio Ilaria Rocchi, una delle più profonde, serie e competenti conoscitrici del sistema CNI, ma se come si suole dire da queste parti “xe peso el tacon del buso” (è peggio la toppa del buco) allora bisognerà pensare a misure serie per mantenere quella tanto decantata unitarietà che è sulla bocca di tutti. Una di queste potrebbe essere, come succede in democrazia, lo scioglimento dell’Assemblea e l’indizione di elezioni anticipate. Poiché è chiaro che con questa composizione che rispecchia quella del precedente mandato, inconcludente in materia, sarà impossibile arrivare a quelle riforme strutturali e di sistema che in tanti o, meglio, tutti auspicano.
Lionella Pausin Acquavita