Il suo passaggio dalla poltrona di presidente della Giunta a quella di presidente dell’Unione Italiana sembrava scontato, come pareva probabile che fosse un suo uomo a occupare il suo posto. I soliti bene informati davano in pole position l’attuale segretario della Giunta, il fiumano Marin Corva.
L'unico che avrebbe oggettivamente impensierito e probabilmente sconfitto Tremul alle urne sarebbe stato il presidente in carica Furio Radin, ma lui finisce a giugno i suoi due mandati presidenziali ed è fuori gioco. Allora come battere Tremul? Semplice! Si modificano le regole del gioco e lo si fa diventare non candidabile! Era il progetto di sempre dell'opposizione; basti pensare che alle scorse elezioni non sono mancati tentativi di eliminare dalla corsa Tremul a colpi di carta bollata. Ora in soccorso all'opposizione è venuta anche una fetta di quella che è stata la sua maggioranza. A guidare la riottosa fronda Fabrizio Radin, fratello del presidente dell'Unione Furio Radin. Quest'ultimo per ora continua a fare il pesce in barile e forse a tirare le fila di un gioco che potrebbe essere più articolato della sola volontà di togliere di mezzo Tremul.
La macchina creata da Tremul in questi decenni si è rivelata essere un meccanismo molto delicato. Negli anni Novanta è stata fatta consapevolmente la scelta di crescere grazie ai soldi che arrivavano da Roma e di creare un difficile connubio tra condizionamenti e volontà di mantenere quanta più autonomia. Fosse stato per la minoranza probabilmente non si sarebbero messi tutti quei fondi nei restauri delle Comunità degli italiani e magari si sarebbe fatto di più per far costruire la base economica, che a quasi trent'anni dal crollo del comunismo resta ancora una chimera. All'Unione comunque in tutto questo periodo è stata lasciata mano libera, o quasi, in campo culturale. Almeno fino a che all'Università popolare di Trieste non è arrivata l'ultima amministrazione voluta dal centrosinistra. Da quel momento è iniziato un tentativo di prendere in mano il timone del vapore. Sono arrivate, così, costose iniziative di cui si sarebbe potuto fare anche a meno e che l'Unione è stata costretta a mandar giù. Come se ciò non bastasse, con sponsorizzazioni regionali e romane, Trieste ha cominciato a guardare sempre più al Montenegro ed ad interessarsi ossessivamente di Dalmazia, ma anche di altre pittoresche località dell'ex Jugoslavia. Tutte iniziative queste di cui Tremul, per usare un eufemismo, non si è mai dimostrato troppo entusiasta.
Con le lunghe peregrinazioni per le Comunità degli italiani dei dirigenti dell'Università popolare, in quest'ultimo mandato, si è cercato di far capire più o meno esplicitamente che l'Unione non serviva più e che d'ora in poi sarebbe stato possibile un contatto diretto tra le Comunità e l'Università popolare. Sono stati questi i fattori che hanno portato ad uno scontro sempre più aperto tra Fabrizio Somma, prima presidente dell'Università popolare ed oggi direttore generale dell'ente morale, e Maurizio Tremul. In sintesi il primo lavorava per ritagliare per l'Università popolare un ruolo che non aveva mai avuto in precedenza ed il secondo provava a difendere quello storico dell'Unione. Così mentre era in corso una guerra a bassa frequenza, molti in Istria, Fiume e Dalmazia cercavano di trarre il maggior beneficio possibile dalla nuova situazione. Dallo scontro sembra oramai uscita vincente l'Università popolare di Trieste. Con le nuove modalità con cui arriveranno i finanziamenti regionali alla minoranza, l'Unione è stata ridotta ad uno tra i tanti che potranno concorrere con i loro progetti per ottenere sovvenzioni e nessuna garanzia esiste che quello che si finanziava ieri verrà finanziato anche domani.
I giochi quindi si svolgono su più piani. Da una parte c'è chi in Italia vorrebbe una Unione Italiana debole, politicamente e culturalmente inesistente o almeno marginale e Comunità degli Italiani facili da controllare con il richiamo dei soldi. Dall'altra parte invece ci sono gli eterni oppositori, che farebbero di tutto pur di "detremulizzare" l'Unione. Ad essi sono venuti in soccorso tre comunità storiche, che si considerano il cuore pulsante della minoranza: Pola, Fiume e Rovigno, ossessionate dall'idea che la componete slovena della comunità nazionale ed in parte il buiese siano pieni di privilegi e di risorse.
Adesso bisognerà vedere se lunedì l'Assemblea dell'Unione sposerà un'ottica fiumocentrica, polocentrica o rovignocentrica (che poco o nulla hanno in comune tra di loro) che non dispiacerebbe certamente agli ambienti triestini che vorrebbero prendere il controllo della minoranza o, se eviteranno mosse affrettate, rimandando il discorso a dopo il voto.
Così, mentre le contrapposte fazioni battono il territorio per cercare di racimolare i voti necessari per modificare lo statuto o per far fallire il progetto, l'Assemblea di lunedì a Buie si prefigura come uno scontro all'O.K. Corral, con gli avversari di Tremul pronti a danzare sulle sue ceneri cantando inni di gioia in caso di vittoria. Il presidente però, sembra tutt'altro che morto. Del resto lui già altre volte è sembrato spacciato ma ha sempre saputo risorgere come l'Araba Fenice.