Lascia una delle figure storiche della minoranza italiana. Roberto Battelli alle prossime parlamentari non si ricandiderà. Se ne va dopo aver fatto un gran lavoro per la comunità nazionale. È stato uno dei tessitori, se non il principale artefice, della difesa dell’edificio dei diritti minoritari in Slovenia. Meticoloso e certosino è stato proiettato sulla scena politica nazionale, sin dal lontano 1990, dove all’interno della Commissione costituzionale diede un apporto fondamentale per la stesura e l’approvazione della Costituzione e di quell’articolo 64 che oggi cementifica i diritti della comunità nazionale italiana. All’epoca nella foga di voler elaborare la Costituzione della Slovenia democratica, qualcuno avrebbe anche potuto o voluto dimenticare quell'articolo.
Negli anni novanta, in un periodo di complicati rapporti tra Slovenia ed Italia, ha svolto con la sua azione politica il difficile ruolo di ammortizzatore, evitando che le tensioni diplomatiche avessero ripercussioni sulle minoranze nazionali. Era il periodo in cui i due paesi si azzuffavano per i beni abbandonati, per l'apertura del mercato immobiliare della Slovenia e per i veti posti da Roma sulla via di Lubiana verso Bruxelles.
È stato un protagonista silenzioso della vita politica slovena, pronto a far pendere l’ago della bilancia nel 1997 a favore del governo Drnovšek, ma anche critico e severo nei confronti del centrosinistra e soprattutto delle sue successive degenerazioni. In quest’ultimo periodo non ha mancato di far sentire la sua voce severa contro i poteri forti nelle cui mani sarebbe la Slovenia.
È stato uno dei più accesi difensori dell’unitarietà della minoranza italiana, convinto assertore dell’indissolubile legame tra gli italiani di Slovenia e di Croazia. A lui si deve la difficile operazione di ingegneria che ha portato alla registrazione dell’Unione Italiana in Slovenia.
È in parlamento dal 1990, l’unico che insieme al leader del centrodestra Janez Janša è sempre riuscito a farsi eleggere. Qualche volta ha corso senza controcandidati, altre volte ha sconfitto eminenti figure della vita politica minoritaria e nazionale. Se ne va da signore, senza essere stato mai battuto.