Uno dei vantaggi di essere bilingui è anche quello di poter prendere in mano il Canzoniere di Petrarca, appena tradotto in sloveno da Srečko Fišer, e scoprire come due lingue dialoghino raccontando l'amore per Laura. Niente trasposizione letterale, quella che si limita ad ammucchiare parole con lo stesso significato, ma spesso decontestualizzate e molto lontane dalla profondità del testo originario. Fišer nella sua lunga carriera di traduttore ha sempre cercato di evitare quella che per molti non è altro che la strada più facile. Il risultato è fantastico. L’italiano arcaico incontra un brillante sloveno moderno che riesce collocare i versi in un contesto interpretativo contemporaneo. Lo si può apprezzare in ogni pagina del Canzoniere pubblicato da Goga con testo a fronte. Una scelta non comune nel mondo delle traduzioni poetiche in Slovenia.
Per gli sloveni Petrarca è un po’ quello che i grandi classici latini rappresentavano per il poeta Trecentesco. Attraverso la sublime rivisitazione dei suoi sonetti, France Prešeren diede dignità letteraria allo sloveno, creando uno dei cardini di quella che è una “repubblica letteraria”, che ha edificato la sua identità nazionale più sui libri e sulla cultura che sulle grandi battaglie e sui miti del passato.
Pertarca per portare a termine il Canzoniere ci ha messo cinquant’anni, a Fišer sono bastati “solo” una deicna d’anni per tradurlo. Ha regalato agli sloveni una delle opere di capitale importanza della letteratura mondiale. Che a farlo di propria iniziativa sia un altro figlio di Nova Gorica non sembra proprio un caso. Un altro segno, anche se non ce n’era bisogno, che oramai da tempo il dialogo ed anche la mediazione culturale tra l’Italia e la Slovenia passa dalla Capitale europea della cultura 2025.
Stefano Lusa