La coabitazione di Orietta Moscarda Oblak con Giovanni Radossi è durata solo pochi mesi. Alla fine, la Moscarda ha alzato bandiera bianca “per motivi personali”. Il Centro di ricerche storiche ora è temporaneamente affidato nelle mani di Raul Marsetić, in attesa di trovare un nuovo direttore, che forse formalmente sarà lo stesso Marsetić. Toccherà a lui ora gestire l’ingombrante figura del padre padrone del Centro di ricerche storiche, che a ottant’anni sembra tutt’altro che intenzionato a mollare la sua stupenda creazione. L’ex direttore al momento risulta ancora impiegato nella struttura; ma anche se dovesse concludersi il suo rapporto formale sarà difficile vederlo uscire da quella che è stata la sua casa per cinquant’anni.

Per tutti, del resto, il direttore continuerà ad essere solo lui: troppo carismatico, pieno di risorse e contatti, per poter essere sostituito da una brillante ricercatrice come la Moscarda o da un bravo storico come Marsetić. In sintesi, se Radossi continuerà a stazionare nello stabile di piazza Matteotti, l'unico direttore possibile non sarà che lui, pertanto non resterebbe che rinominarlo per l'ennesima volta, se invece dovesse lasciare il centro al suo destino la struttura rovignese nei prossimi anni sarà destinata a cambiare.

Deve decidere Radossi e deve soprattutto decidere l’Unione italiana, che del centro è la fondatrice. Per ora a Fiume non hanno dimostrato particolare destrezza nel gestire il dopo Radossi, visto che il nuovo direttore se n’è andato solo dopo poche settimane. Difficile dire che la minoranza sia stata colta di sorpresa, che non abbia avuto il tempo di scegliere accuratamente il successore di Radossi, studiando anche le modalità di passaggio delle consegne. Era da anni, infatti, che si vociferava che l’incarico sarebbe passato ad altri dopo il cinquantesimo anniversario della fondazione del CRS. E’ lecito pensare quindi che quella della Moscarda sia stata una scelta condivisa e che dietro il suo nome ci fosse anche un piano di sviluppo.

Ora l’Unione deve correre ai ripari, decidere chi andrà a gestire l’importante istituzione rovignese e soprattutto cosa vuole farsene del CRS. Quello che è certo è che la minoranza fa fatica a programmare il futuro e soprattutto si dimostrata ancora una volta incapace di rinnovare una classe dirigente che sembra non volere mai uscire di scena.

Stefano Lusa

Giovanni Radossi Foto: La voce del popolo/Goran Žiković
Giovanni Radossi Foto: La voce del popolo/Goran Žiković