Quello che è certo è che gli ospedali sono già in sofferenza e i posti in terapia intensiva non potranno aumentare più di tanto. Il ministro della Salute, Janez Poklukar ha persino evocato per il Paese uno scenario simile a quello di Bergamo. All’orizzonte si potrebbe prospettare un nuovo giro di vite, ma si può legittimamente chiedersi che effetti potrà sortire, visto che non si riesce a far rispettare le regole che ci sono già.
Lo possiamo vedere ogni volta che ci sediamo al tavolino per prendere un caffè o che entriamo in un negozio. Ci vorrebbe il Green pass, ma alla fine sono ben pochi quelli che lo chiedono. Girando per le strade e parlando con la gente la sensazione è che gli allarmismi siano immotivati, almeno se si giudica dai locali pieni e dal clima di festa in questi giorni dove i ragazzi delle scuole primarie e secondarie si stanno godendo la loro settimana di vacanza. Agli appelli a stare a casa molti hanno risposto partendo per le vacanze, anche con destinazioni esotiche. Quello che manca è oramai la fiducia, non solo nel governo e nella classe politica in generale, ma anche in tutte le altre istituzioni dello stato.
Intanto nelle piazze la gente protesta. Lo fa per dire no alle limitazioni, ma anche per esprimere un disagio, che probabilmente va al di là della sola opposizione al Green pass. Quello che è certo è che ci troviamo di fronte ad una miscela frutto del generale poco attaccamento alle istituzioni dello stato e della loro totale perdita di credibilità. Non è un atteggiamento nuovo in Slovenia, dove per tirare avanti si è sempre cercato di non prendere troppo sul serio i lontani governi centrali, che un tempo stavano a Vienna o a Belgrado. È incredibile, però, che siano bastati solo trent’anni per far fatica a dare ascolto anche a Lubiana.
Stefano Lusa