Mercoledì scorso, dopo oltre quattro ore passate a urlare contro il Green pass e i test fai da te nelle scuole, un gruppetto di manifestanti si è seduto a prendere un tè a mangiare un pasticcino in un noto locale nei pressi di Piazza della Repubblica a Lubiana. Tutti per farlo hanno dovuto esibire il certificato verde. Dal palco poco prima una mamma, che non ne aveva proprio voluto sapere di mandare il figlio a scuola dopo l’introduzione del tampone obbligatorio, si era scagliata contro coloro che nei giorni scorsi avevano protestato, ma poi si erano adeguati ed avevano comunque spedito in classe i loro bimbi.
A protestare in piazza è rimasto lo zoccolo duro dei No-vax. Proprio per questo oramai si sentono anche tesi più strampalate del solito. Accanto a loro quelli che cercano di monetizzare il malcontento in termini di voti alle prossime elezioni. I numeri in piazza fanno apparire il futuro di Stevanović e di Resni.ca più incerto, ma lui resta attaccato alla sua agenda populista ed al suo proposito di aprire il parlamento “come una scatoletta di tonno”.
La sua azione sembra più strutturata di quella delle proteste del venerdì, dove pare di assistere ad una riedizione delle manifestazioni contro il regime degli anni Ottanta. Non si più dire che non siano divertenti e nemmeno che non abbiano un certo senso dello spettacolo. Giurano di non voler dar vita ad una forza politica per cercare di entrare in parlamento, ma sono convinti che il centrosinistra farà proprie le loro idee e che a loro spetterà il compito di controllarne dall’esterno la realizzazione.
A dire il vero i partiti della coalizione antijanšana, al momento sono più impegnati a contendersi la futura poltrona di premier che a occuparsi della protesta del venerdì. Intanto, insoddisfatti della situazione nel paese, "kulturniki", attivisti politici e semplici cittadini, continuano a riversarsi ogni settimana per le vie di Lubiana, scagliandosi conto la partitocrazia, chiedendo una pioggia di referendum e fantasticando sulla revoca dei mandati per gli eletti. Tutti (o quasi) temi cari, già cinquant’anni fa in Italia, al Partito Radicale, con la differenza che Pannella e i suoi uomini in parlamento c’entrarono e riuscirono con le loro battaglie per i diritti civili a lasciare una impronta importante nella vita politica del paese.
Stefano Lusa