È nei luoghi immortalati in tanti libri di Pier Antonio Quarantotti Gambini, che qui trascorse gli anni ancora spensierati dell'adolescenza, che si rinnova oggi pomeriggio la "Festa della Semedella". Con il rosario, la messa e il momento conviviale dopo la celebrazione liturgica che restituiscono alla comunità il senso di una tradizione antica, testimonianza di devozione e di fede.
La piccola chiesa della Beata Vergine delle Grazie, ai nostri giorni purtroppo soffocata dal cemento ma un tempo circondata da un prato alberato - come appare ancora nelle vecchie cartoline di primo Novecento -, fu eretta nel 1640, in un'area allora destinata a cimitero, come voto per la fine dell'epidemia di peste, che aveva falcidiato la popolazione di Capodistria. Contemporaneamente, a una processione cittadina fino al santuario era dedicata, in perpetuo, la seconda domenica dopo Pasqua.
Caduta nell'oblio dopo il grande esodo del dopoguerra, la celebrazione della ricorrenza è rinata per iniziativa della Comunità degli italiani "Santorio Santorio". Ondina Gregorich Diabaté, che in parrocchia insegna il catechismo ("perché l'italiano non scompaia") e oggi durante la messa curerà alcune letture, ricorda che quando lei era bambina, tra gli scorsi anni Cinquanta e Sessanta, "ci si andava a piedi e si portava la pinza, perché dopo si faceva festa".
E oggi qual è il significato della "Semedella"? "Per i capodistriani - quelli che sono rimasti e quelli che se ne sono andati - è sempra una festa molto importante e molto sentita. E infatti si continua a celebrarla, anche se oggi molte persone sono scomparse e i figli non vengono più. Quindi per me è importante che almeno i capodistriani "di qua", cioè coloro che risiedono in zona, continuino ad essere presenti attraverso i figli e i nipoti. Basta insegnare loro che è una festa nostra".
Occasione di incontro per gli italiani tuttora residenti e di riunione con i capodistriani della diaspora: da Trieste, solitamente, arriva il sacedorte che dice la messa, alternativamente "locali" o provenienti dall'Italia i coristi che animano la liturgia: quest'anno, il Coro Fedeli Fiumani della cattedrale di San Vito a Fiume.