Dopo la reazione immediata di Aurelio Juri, ex sindaco di Capodistria ed ex vicepresidente dei socialdemocratici, al discorso pronunciato dalla presidente della Camera Urška Klakočar Zupančič, in occasione della celebrazione organizzata a Portorose, per il Ritorno del Litorale alla Madrepatria, arriva anche quelle del presidente della Comunità autogestita Costiera, Alberto Scheriani e del deputato al seggio specifico, Felice Žiža. In una missiva inviata alla presidente della Camera (e girata per conoscenza anche alle altre massime cariche dello stato), Žiža e Scheriani hanno espresso il loro disappunto “per le numerose inesattezze storiche” pronunciate dalla Klakočar Zupančič.
Un discorso “unilaterale”, che ha tenuto conto solo delle “sofferenze e delle tragedie” che hanno colpito la popolazione slovena. Žiža e Scheriani hanno ribadito che gli orrori del fascismo “sono stati condannati da tutti gli appartenenti della Comunità Nazionale Italiana di Slovenia e Croazia”, ma hanno anche aggiunto che la Klakočar Zupančič ha “dimenticato di menzionare” le sofferenze patite nel dopoguerra “dalla popolazione autoctona”. Il riferimento è alla “nazionalizzazione forzata delle proprietà”, alle foibe, alle sparizioni e all’“esodo forzato di oltre 250.000 persone dalle terre istriane”. Un’area, che Žiža e Scheriani hanno definito “da sempre” multietnica e multiculturale, dove però “non si può” ignorare “la marcata prevalenza numerica di popolazione di lingua istroveneta e italiana”. Abitanti “che in gran parte” si sono visti costretti "a lasciare le proprie case, le proprie terre, le proprie aziende”, mentre tra il 1947 e il 1954 le loro proprietà vennero “nazionalizzate dal governo del tempo”, che instaurò un regime “altrettanto condannabile e condannato dall'Europa stessa”.
Stefano Lusa