In questi giorni su alcuni palazzi cittadini di Capodistria sono comparse delle nuove insegne che riportano i nomi degli edifici considerati di particolare valore storico, come richiesto di fare dal Ministero della cultura a tutti i comuni del paese entro l’anno. Un’iniziativa lodevole, che come purtroppo capita spesso sul nostro territorio, ha visto nuovamente l’italiano comparire in una forma meno visibile rispetto allo sloveno.
Per questo la locale Comunità Autogestita della Nazionalità in questi giorni ha avuto qualcosa da ridire. “È importante valorizzare il nostro patrimonio, i nostri palazzi, i nostri monumenti storici”, afferma con convinzione la presidente della CAN Roberta Vincoletto; che, però, aggiunge altrettanto convintamente che lei e gli altri membri di questa istituzione minoraritaria "non sono soddisfatti di queste insegne, perché” ritengono che “non sia stato rispettato l’articolo 11 della Costituzion, e neppure il decreto comunale di applicazione visiva del bilinguismo, in quanto che le scritte dei palazzi e dei monumenti in lingua italiana non vengono evidenziate come quelle in lingua in slovena, che sono invece in grassetto in base al regolamento approvato nel 2021 dal Ministero della Cultura”. D'altronde è vero che al comma quattro del regolamento che regola l’applicazione del bilinguismo visivo sul territorio nazionalmente misto c’è scritto “che l’italiano non deve essere messo più in evidenza rispetto allo sloveno", spiega la Vincoletto; e "che nel manuale di applicazione di quanto scritto in questo regolamento, l'insegna viene rappresentata proprio nel modo applicato dal Comune con la scritta in italiano o ungherese con una grandezza minore”; "ma ciò non significa che non debba essere della stessa grandezza” e dello stesso peso visivo conclude.
Dopo essersi letti tutte le leggi ed i regolamenti la CAN ha, quindi, deciso di intervenire e questo giovedì ha inviato una “lettera ufficiale al Comune città di Capodistria (dal sindaco a tutti gli uffici competenti), chiedendo di verificare attentamente quanto scritto in questa documentazione e segnalando che le tabelle nella forma odierna violano il decreto sul bilinguismo in vigore sul territorio cittadino”.
Nel caso non giunga alcuna risposta in tempi brevi conclude la Vincoletto, la CAN richiederà senz'altro un incontro per verificare come procedere e richiedere che le insegne vengano “rimesse a nuovo”.
Una revisione, che forse sarebbe utile per rivedere alcuni errori presenti sulle insegne anche nella forma inglese. Non solo qualche svista ortografica (ad esempio "Galli hause"), ma vere e proprie invenzioni. Come quella che vede protagonista la Chiesa di San Basso che invece che Saint Bassus, è stato ribattezzato in inglese Saint Bass, forse in onore di un noto modello di basso.
Barbara Costamagna