A coronamento di un anno denso di iniziative, che l'hanno vista in prima fila nelle celebrazioni per il simbolico millecinquecentenario della città, la Biblioteca centrale di Capodistria sbarca a Roma, ospite della Nazionale, una delle più grandi biblioteche d'Italia, custode di un patrimonio librario immenso, 9 milioni di volumi, senza contare manoscritti, autografi, incunaboli e altro materiale.
È un partenariato ampio, quello che ha permesso la realizzazione della mostra intitolata "La biblioteca del conte Francesco Grisoni e le opere degli umanisti giustinopolitani", con alcuni dei 'gioielli di carta' che si conservano oggi a Palazzo Brutti: 'sponsor' dell'esposizione sono l'Università popolare di Trieste, la Regione Friuli Venezia Giulia, il Consolato generale d'Italia a Capodistria, la Can costiera e il ministero sloveno della Cultura. Partner associato è anche il programma italiano di TV Capodistria, che ha offerto dei documentari sulla storia della città che saranno proiettati per tutta la durata della mostra.
A Roma, per questa prestigiosissima vetrina, sono arrivati alcuni dei volumi più preziosi vanto della biblioteca "Srečko Vilhar", testimonianza delle antiche tradizioni culturali di Capodistria, per secoli la città più colta dell'Istria nord-occidentale: ecco le opere del beato Monaldo da Giustinopoli, studioso insigne del diritto canonico, dei due Vergerio - il pedagogista il Vecchio e il vescovo il Giovane divulgatore del Protestantesimo -, di Andrea Divo cinquecentesco traduttore di Omero, di Santorio Santorio, medico innovatore e geniale, padre della moderna fisiologia. Particolare accento è posto sulla ricca biblioteca privata del conte Francesco Grisoni, in assoluto una delle più importanti in Istria, costituita a cavallo del Sette e Ottocento: un fondo giunto fino a noi pressoché integro, e ancora nei suoi armadi originali. Non era un letterato e nemmeno un erudito il conte Francesco, ultimo discendente di una nobile casata capodistriana che nel tempo aveva messo insieme grandi fortune. Tuttavia per tradizione familiare, educazione e anche - si può supporre - inclinazione personale, amava i libri e la cultura, tanto da accumulare nel corso della sua vita migliaia di volumi.
È bello che un pezzo della storia dell'antico capoluogo dell'Istria veneta, espressione di un'italianità secolare e ancora viva, vada ora in mostra in un luogo straordinario della cultura italiana come la Biblioteca nazionale centrale di Roma.