Si sente dire spesso che Capodistria è una città senza memoria, tanto forti sono i riflessi della cesura che da queste parti si è prodotta a metà Novecento: come se la sua storia bimillenaria iniziasse appunto dal 1950. Ma forse dovremo ricrederci: questo almeno a considerare gli oltre seimila iscritti al gruppo Facebook Kuopr anbot (ossia, tradotto dal dialetto sloveno, 'La Capodistria di una volta'). Lo hanno fondato due appassionati di storia locale, Boris Umer e Stanko Ivančič, mossi dal desiderio di raccogliere frammenti più o meno noti della storia della città e del suo circondario e veicolarli al grande pubblico, in particolare ai giovani.
Dopo il gruppo Facebook è nato anche un sito web, e ora parte del materiale messo insieme è confluito in una mostra, accolta al Museo regionale fino al 12 agosto: "Kuopr - Copr anbot. Il passato di Capodistria digitalizzato". Come istituto deputato alla conservazione del patrimonio culturale - materiale e immateriale - del territorio gli interessi del Museo si intersecano con quelli di realtà associative che operano a livello locale, ha spiegato in occasione dell'inaugurazione lo storico e cocuratore della mostra Ivan Simčič.
La rassegna, ospitata in una sala della sezione di storia contemporanea del Regionale, è una passeggiata fra aspetti, personalità, eventi grandi e piccoli della Capodistria dell'Ottocento e del primo Novecento (in verità con un certo accento sull'elemento sloveno: una memoria parziale, o di parte, insomma), raccontata attraverso riproduzioni di fotografie, cartoline, documenti e altre testimonanze d'epoca, corredate da codici QR che consentono l'accesso a informazioni più approfondite.
Un percorso con tante curiosità e istantanee di vita quotidiana, le innovazioni della modernità come la corrente elettrica e il telefono, le attività tradizionali, dalla pesca alle saline oggi scomparse all'allevamento del baco da seta: l'ultimo setificio di Capodistria fu attivo fino al 1900 circa. In periodo estivo ricordiamo anche il varo del bagno galleggiante ai piedi del Belvedere: correva l'anno 1899.