"I libri hanno un grande valore, poiché sono di fondamentale importanza per la memoria del passato". Infatti "la memoria umana, se non trasferita in forma scritta, sbiadisce rapidamente". Così osservava Pier Paolo Vergerio il Vecchio, uno dei protagonisti del primo Umanesimo, nato a Capodistria nel 1370. Pressoché sconosciuto ai suoi concittadini di oggi, la sua figura può essere annoverata a buon diritto tra le personalità che hanno dato lustro all'antica "Atene dell'Istria", anzi, per la risonanza ampia che ebbero in vari campi le loro opere, tra "i giustinopolitani che hanno cambiato il mondo". Come, oltre all'umanista Vergerio, autore di un trattato di pedagogia letto in tutta Europa, il beato Monaldo, frate francescano a cui si deve una "Summa iuris canonici" a distanza di molti secoli (fu composta intorno al 1270) ancora un punto di riferimento per i cultori del diritto. Oppure l'altro Vergerio, il vescovo apostata il Giovane, passato alla Riforma protestante, e collaboratore di quel Trubar in cui gli sloveni riconoscono il padre della propria letteratura. E ancora Andrea Divo, cinquecentesco traduttore in latino dei classici greci: la sua versione di Omero rappresentò a lungo un autentico bestseller e all'opera guardò con ammirazione nel Novecento il poeta Ezra Pound. Senza dimenticare, naturalmente, il medico Santorio Santorio, antesignano delle ricerche della moderna fisiologia. Tutti omaggiati nel corso dell'incontro - quasi un piccolo convegno, in cui diversi relatori si sono avvicendati sul palco - voluto dalla Biblioteca centrale "Srečko Vilhar", portatrice con le sue collezioni di libri antichi di un enorme patrimonio di memoria storica, nell'ambito delle celebrazioni di Capodistria 1500. "Un'occasione", ha detto nel suo indirizzo di saluto la vicesindaca Mateja Hrvatin Kozlovič, per scoprire "un frammento della nostra storia e un lascito prezioso. Sia questo patrimonio di conoscenza motivo di orgoglio e di stimolo per le generazioni presenti e future".
Evento, quello ospitato in sala San Francesco - ex chiesa francescana fatta erigere nel Duecento proprio dal beato Monaldo -, di cui piace sottolineare anche il giusto spazio riservato all'uso della lingua italiana: fatto non scontato, di cui c'è da essere grati a Peter Štoka, capo reparto di Storia patria e beni culturali della Biblioteca centrale e anima della manifestazione. Così come non passa inosservata la presenza della Fameia Capodistriana con il suo presidente, l'avvocato Piero Sardos Albertini, peraltro sul filo di rapporti già consolidati.
A far bella mostra di sé, ieri, anche le prime edizioni a stampa delle opere considerate, frutto di acquisizioni recenti che la Biblioteca ha potuto realizzare con i fondi del progetto Memoria Patriae e ora tutte digitalizzate e liberamente accessibili in rete.