Non un'operazione di nostalgia, o non solo, piuttosto un seme per il futuro. Così, in occasione della presentazione voluta dalla Comunità degli italiani "Santorio Santorio" e dalla Società umanistica "Histria", è stato descritto il bel volume con gli scatti istriani e dalmati degli scorsi anni Venti custoditi nel fondo Morassi dell'Università "Ca' Foscari" di Venezia: una galleria di oltre 400 immagini che testimoniano lo stato del patrimonio monumentale e artistico dell'Istria e di Zara appena annesse all'Italia. Più di 200 sono quelle riferite a Capodistria, scelta anche per la foto di copertina (che ritrae l'antico orto della "Camerale"). Si tratta di immagini realizzate nell'ambito dell'attività dell'Ufficio Belle Arti della Venezia Giulia, organo del Ministero della Pubblica Istruzione allora responsabile delle attività di tutela e conservazione. Antonio Morassi, goriziano, al tempo giovane funzionario di quell'Ufficio, conservò nel suo archivio copia della documentazione raccolta nella campagna fotografica, come ricordo di una stagione importante della sua carriera, che, dopo Trieste, lo vide attivo in Trentino, Liguria e Lombardia.
Illustrando il volume, pubblicato dall'Irci di Trieste con Zel edizioni di Treviso, lo storico dell'arte Enrico Lucchese, che ha lavorato al libro insieme ad altri studiosi, ha tracciato la figura di Morassi, ricordandone la formazione, avvenuta tra Vienna e Roma, e mettendone in rilievo gli interessi, che abbracciavano anche le arti minori e l'arte popolare: da cui le molte immagini di merletti, cassapanche, interni domestici, accanto a quelle di palazzi, chiese e conventi, dipinti e sculture.
Da parte sua Luca Caburlotto, soprintendente archivistico del Friuli Venezia Giulia, ha ricostruito la vicenda della tutela del patrimonio artistico nella Venezia Giulia tra la fine dell'Impero e l'arrivo dell'Italia, sottolineando lo spirito di amicizia e di collaborazione che nel nome di un patrimonio comune animò conservatori e soprintendenti austriaci e italiani al momento del passaggio delle consegne. Luminose figure, di alto profilo culturale, di cui fare memoria anche - è parso suggerire il relatore - rispetto all'annosa querelle della restituzione dei quadri istriani emersa quasi inevitabilmente in chiusura dell'incontro a Palazzo Gravisi.