Un pugno di case fra le colline e i boschi della Zasavje, nella Slovenia orientale. Qui, nel piccolo cimitero di Konjšica, riposa Carlos Kleiber, sepolto accanto alla moglie, la ballerina slovena Stanka Brezovar. Il leggendario direttore d'orchestra, che nella tranquillità di questi luoghi a una cinquantina di chilometri da Lubiana amava trascorrere lunghi periodi, è scomparso giusto vent'anni fa, il 13 luglio 2004, lasciando un vuoto profondo nel mondo della grande musica classica. E da allora, tutti gli anni, la prima domenica di luglio, Konjšica organizza un concerto per ricordare quell'illustre concittadino, bacchetta celeberrima e uomo molto discreto, dalla personalità schiva e riservatissima, del quale i residenti hanno ignorato a lungo chi fosse. Una consuetudine, quella del tributo al maestro nell'anniversario della sua morte, che si rinnova domenica prossima, con la partecipazione della giovane e talentuosa violinista torinese Giulia Rimonda e dell'orchestra da camera lubianese Ensemble Dissonance.
Kleiber, ultimo eroe - come è stato definito - della tradizione direttoriale austro-tedesca, era nato nel 1930 a Berlino, ma cresciuto a Buenos Aires, in fuga dal nazismo, e in quella città aveva debuttato, prima di rivelarsi al mondo intero, con il suo temperamento appassionato e lucido insieme, il gesto intimo e di fuoco. Di lui si ricordano le direzioni storiche del "Tristano e Isotta" di Wagner, della "Traviata" e dell'"Otello" di Verdi, il "Rosenkavalier" di Richard Strauss e la "Boheme" di Puccini. Il suo repertorio è sempre stato piuttosto esiguo, ridotto a pochissimi lavori, su cui tornava alla continua ricerca dell'assoluta perfezione.
A Lubiana restano memorabili due suoi concerti: nel 1981 con i Sinfonici della Radiotelevisione slovena, e nel 1997 con l'orchestra della Filarmonica slovena.
In quella che fu la casa-vacanze dei coniugi Kleiber a Konjšica oggi è allestito un piccolo museo con documenti, foto e testimonianze, mentre la tomba, dove fiorisce la rosa Rosenkavalier Kleiber a lui dedicata , è diventata meta di pellegrinaggio per gli amanti della musica, tra cui personalità come Riccardo Muti, suo grande amico.