Circa il 17 per cento dei cittadini sloveni reputa di esser stati discriminati nell’ ultimo anno. Lo dice un sondaggio effettuato alla vigilia della Giornata mondiale dei diritti umani. Un atto evidente ed estremamente arrogante di discriminazione lo abbiamo subito in questi giorni a Capodistria, amena cittadina istriana, di una volta, oggi porto mercantile che si fregia di essere multiculturale, ma di fatto non lo è.
Fa ancora male la rimozione della targa indicante l’ antico toponimo italiano affissa dal comune nella piazza principale, piazza del Duomo. Rimozione avvenuta, in pieno giorno, dopo una discussione in Facebook sull’ opportunità o meno di affiancarla alla denominazione ufficiale che oggi porta il nome del defunto dittatore jugoslavo. Diciamo subito che succede spesso, nel mondo, che alcuni balordi con le loro chiacchiere da bar facciano un po’ di casino e provochino un po’ di disordine pubblico. E’ raro però che succeda ciò che poi è successo a Capodistria: una reiterata violazione dei diritti di un’etnia, che pare debba quasi scusarsi del fatto che una commissione cittadina sia stata incaricata a trovare ed affissare gli antichi toponimi di questa città, dove vive un’esigua comunità italiana con la propria identità storica, culturale e linguistica, che a qualcuno piaccia oppure no. Non dobbiamo mica scusarci per questo. Chissà che una delle prossime discussioni in Facebook non provochi qualche rimozione più tragica. Spero di no, anche se devo ammettere che alle volte ho paura. Mi chiedo anche perché la targa non è stata ancora rimessa al suo posto. Buon fine settimana.