Due le notizie di rilievo questa settimana. Una riguarda l’ arbitrato sloveno-croato sul confine; la seconda, la schiacciante vittoria dei conservatori di Boris Johnson in Gran Bretagna. La doccia fredda per la Slovenia arriva da Lussemburgo, dove l’ avvocato generale della Corte di giustizia dell’ Unione europea propone alla Corte di non esprimersi in merito alla denuncia della Slovenia nei confronti della Croazia sull’ arbitrato confinario. Soddisfatti i vertici politici di Zagabria, si incupiscono quelli di Lubiana, che sulla denuncia scommettono tutto, anche la loro credibilità. Comunque, c’è da dire che il parere dell’avvocato non necessariamente potrebbe coincidere con il verdetto finale della Corte. Anche se il messaggio che trapela dai palazzi dell’ Unione è abbastanza chiaro: Bruxelles non vuole immischiarsi nelle beghe confinarie fra due paesi e vorrebbe una Croazia dentro Schengen. Ciò che è certo, per ora, è che le politiche dei due paesi si sono ricompattate su sponde opposte, con toni per nulla rassicuranti. Per Zagabria la sentenza di arbitrato è lettera morta. Per Lubiana è un dogma da attuare. Intanto, per chi vive lungo il confine, la vita non è facile: ai pescatori vengono notificate multe milionarie, i fili spinati si infittiscono, il traffico estivo verso i valichi confinari ci regala una visione infernale dantesca. Nel frattempo, un’ altra batosta, per gli europeisti, arriva da Londra, con il trionfo di Boris Johnson, che promette che il 31 gennaio porterà il paese fuori dall’ Unione europea. Che dire: altro filo spinato, altri contenziosi, altre docce fredde.
Aljoša Curavić
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