Questa settimana l’ Europa ha celebrato la sua giornata. Era il 9 maggio del 1950 quando veniva delineata quella che sarebbe diventata la geopolitica del vecchio continente, a partire dall’ iniziale Unione economica. Da allora ne è passato del tempo e ne sono successe di cose, a incominciare dalla caduta del muro di Berlino, la sconfitta dei regimi comunisti, lo scioglimento nel sangue della Jugoslavia, l’ allargamento politico ed economico dell’ Unione europea ad est. Un allargamento che nel 2004 coinvolse anche la Slovenia, insieme ad altri nove paesi. In quell’ anno avevamo tutti la certezza di entrare finalmente nel mondo libero che conta. Avevamo anche la convinzione che l’ Europa dell’ est avrebbe contribuito al ringiovanimento della vecchia Europa. Oggi questa certezza è un po’ meno granitica. Oggi, quel mondo nuovo sembra anche più vecchio della vecchia Unione europea, con i suoi sovranisti, le sue nostalgie di regimi autocratici, le sue paranoie confinarie e con le sue alchimie culturali etnocentriche da piccoli farmacisti, come ebbe a dire una volta Predrag Matvejević.
Aljoša Curavić
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