Cinquanta anni fa l’ uomo sbarcò sulla luna. Era il 20 luglio del 1969 e quel giorno oltre ad entrare nella memoria collettiva e personale di tutti noi cambiò molte cose, cambiò la geopolitica, i rapporti tra le superpotenze, tra gli Stati Uniti e l’ ex Unione Sovietica, spostò i confini del possibile e dell’ immaginazione, diede il colpo di grazia ai poeti da sempre ispirati dalla magia della luna. Ma cambiò soprattutto il modo di fare informazione. Dopo le mitiche telecronache lunari non so se si è riusciti a fare qualcosa di meglio e più spettacolare dal punto di vista delle dirette televisive. Nelle telecronache lunari, come quella indimenticabile di Tito Stagno della Rai, c’era tutto: realismo e immaginazione, finzione e realtà. Con quel giorno iniziò anche un fenomeno che oggi sta dilagando: le fake news, figlie dei complottisti, di chi dietro l’ allunaggio vede cospirazioni, missioni mai avvenute, incredibili regie cinematografiche, tesi mai provate e tutte smentite dalla scienza.
Sono passati 50 anni e la Luna ci sembra ancora più lontana di prima. Ci sono rimaste la fake news. Abbiamo perso gli astronauti e ci hanno rifilato gli internauti. Abbiamo perso il senso del realismo e anche la frontiera dell’ immaginazione si è ristretta, appiattita in internet, sui social, su Facebook, dove milioni di imbecilli fanno finta ogni giorno di sbarcare su una luna tutta loro.
Aljoša Curavić
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