Siamo in un periodo pieno di contraddizioni. E siccome le contraddizioni cavalcano velocemente le altrettanto veloci notizie, ce ne dimentichiamo quasi subito. Al vertice "Unione europea Balcani", svoltosi in Bulgaria, il premier sloveno uscente, Miro Cerar, chiede all' Unione che spalanchi le porte ai Balcani occidentali, Macedonia e Albania compresi. Nel frattempo, in una delle ultime sedute del governo, a porte chiuse, decide di rinnovare e rafforzare la barriera di filo spinato srotolata lungo il confine con la Croazia per contrastare un'eventuale nuova ondata di migranti. Come scrive in un commento il principale quotidiano sloveno, Delo , il filo spinato è un colpo mortale alla società aperta e all' umanesimo. E' chiaro che la politica del filo spinato è anche un segnale nei confronti di Zagabria, con la quale Lubiana sta alimentando una piccola e inutile guerra confinaria. Siamo in campagna elettorale, che da queste parti tradizionalmente si alimenta con le tensioni con i vicini di casa. E' di qualche settimana fa la notizia della morte di quattro migranti, affogati nel fiume Kolpa. Una notizia immensamente triste, che precipita nello squallido perché lo stato e la comunità locale litigano su chi debba pagare i funerali. Brutto segno quando i soldi per i funerali vengono tutti spesi per il filo spinato.
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