I corpi di un neonato e di sua madre, abbracciati, sono stati trovati all’ interno del relitto di un’imbarcazione, affondata qualche giorno fa al largo di Lampedusa. E’ questa, per noi, la notizia della settimana. Una notizia terribile.
Più di qualcuno di voi, probabilmente, si chiederà che cosa ha da vedere questa notizia con la comunità nazionale italiana di queste terre, di cui radio Capodistria ne è espressione. Intanto, forse, ci dovremmo chiedere perché è in atto, a livello globale, una chiusura in piccole comunità assolutamente impermeabili al dialogo e a notizie come questa. Un asserragliamento che sta scatenando partigianerie, regionalismi , localismi, nazionalismi oltre a vuote retoriche di convivenza all’ ombra dei fili spinati. La minoranza italiana di queste terre è il prodotto di un esodo altrettanto tragico. E’ forse questo che ci accomuna con i naufragi di migranti nel Mediterraneo, anche se spesso, mi pare, ce ne dimentichiamo, indaffarati come siamo a racimolare spiccioli per sopravvivere e bacchettarci le dita a vicenda. Poi, chissà che non ci accomuni anche il senso di naufragio, di cui siamo testimoni quotidiani. Un naufragio culturale, linguistico. E, lasciatemelo dire, la zattera di un ipotetico, sopravvalutato dialetto istro veneto non ci salverà.
Aljoša Curavić
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