In Europa abbiamo un serio problema con i colori. E non parlo di colori della politica, che ormai con i colori ha perso qualsiasi tipo di riferimento. Nell’era del coronavirus, l’Unione europea sta combattendo contro la pandemia a modo suo, cioè alla Brancaleone, con una buona dose di autolesionismo. Il semaforo epidemiologico, messo in piedi dagli stati dell’Unione e dalla commissione europea, per segnalare il grado di sicurezza dei singoli stati, sta praticamente dando il colpo di grazia all’idea stessa di Unione europea, in quanto limita fortemente la libertà di movimento e mette sotto ipoteca il sistema di Schengen. Lo stiamo provando sulla nostra pelle, lungo il confine sloveno croato, dove da qualche giorno i movimenti transfrontalieri sono fortemente limitati, non soltanto quelli turistici, dopo che la Slovenia ha inserito la Croazia nella zona epidemiologica rossa. D’altra parte scopriamo che per altri paesi europei, come il Belgio, la Croazia è ancora verde (lo era al momento delle misure prese dalla Slovenia), quindi sicura, mentre per la Germania è parzialmente verde e parzialmente rossa. Insomma, i semafori europei sono andati in tilt. E’ questo il senso dell’interpellanza dell’europarlamentare dei democratici sociali (ex comunisti), Tanja Fajon, inviata alla commissione e al consiglio europeo. L’ epidemia di Covid-19 ha fortemente compromesso la vita di tutti i cittadini. L’uso politico che se ne fa sta compromettendo i rapporti tra gli stati e mette a repentaglio i diritti fondamentali dei cittadini. Chissà che questa interpellanza, anche se passata col rosso, non ci abbia azzeccato.
Buon fine settimana.
Aljoša Curavić