I tempi che viviamo sono strani, contradditori, pieni di paure e di gente che vuole innalzare muri dopo che abbiamo faticato tanto per abbatterli. Certo, non è facile spalancare le porte agli altri per accoglierli, però a tener le porte sbarrate si rischia l' estinzione per asfissia. Ciò vale anche per la piccola comunità degli italiani in Slovenia e Croazia. Seguo un po' allibito lo strano dibattito , in corso da anni più o meno in sordina all' interno della comunità nazionale italiana in Slovenia sui criteri da adottare per l' iscrizione dei connazionali nelle liste elettorali particolari, insomma per accedere al diritto di voto. C'è chi ha un atteggiamento restrittivo e vorrebbe aprire le porte solamente a chi è dei nostri, chi è nato in Slovenia e abbia stretti legami più o meno atavici con la comunità locale autoctona, e andrebbero esclusi gli altri, anche se italofoni dalla nascita e per un motivo o un altro sono approdati da queste parti. Che dire? la lingua e la cultura italiana, fra le più belle al mondo, sono da sempre un territorio di accoglienza aperto alle contaminazioni. La lingua italiana è fra le lingue più studiate al mondo. Ma non dalle nostre parti, dove c'è un costante crescendo di refrattarietà, per non dire ostilità nei suoi confronti, da parte della popolazione di maggioranza. Chiudendoci non ci facilitiamo la vita, anzi.
Qualche giorno fa hanno trovato, a due passi da Capodistria, i resti martoriati di un migrante iraniano che cercava di raggiungere l' Italia. Pare. Certo, qualche imbecille potrà consolarsi che non era dei nostri. Mah.
Aljoša Curavić