Miro Cerar si è dimesso, i problemi restano. Titola così in prima pagina il Delo, il principale quotidiano sloveno, il giorno dopo l'annuncio delle dimissioni del premier in seguito alla sentenza della Corte suprema che ha invalidato il referendum sul secondo binario. Ora, che il premier si dimetta a causa di un referendum come quello sulla legge per il secondo binario, che tra l' altro aveva vinto, può essere una conseguenza logica, ma anche no. Dimettersi per irregolarità procedurali di un referendum che non era riuscito a coinvolgere più del 20 per cento degli elettori, ha anche il sapore di una scusa, di un'occasione colta al volo per liberarsi dei problemi, che appunto restano e che questo governo non ha saputo risolvere. Problemi seri, malgrado la congiuntura economica favorevole per il paese. Le dimissioni del premier giungono il giorno stesso dello sciopero generale del comparto scuola e mettono una seria ipoteca sul negoziato tra governo e sindacati del settore pubblico, che è in subbuglio. Qualche giorno prima c'è stato il caso del plastico, pagato piu' del dovuto, del secondo binario Divacia Capodistria, che ha messo in una pessima luce il governo. Poi c'è la politica estera, che naviga a vista, ci sono rapporti con la Croazia, ai minimi storici. Per non parlare dei sondaggi, che danno il partito di Cerar al ribasso, cannibalizzato dagli stessi partner di coalizione. Tutto questo a ridosso della fine naturale del mandato di governo. Chissà che anticipare un po' la fine non aiuti.