I fastidiosi rumori del vivacissimo porto commerciale di Capodistria in queste settimane sono stati azzittiti dai toni alti della politica, esondati oltre i confini locali per diventare materia da prima pagina sui principali quotidiani. Nell’ arco di una manciata di mesi dalle elezioni, la variegata coalizione informale dell’ attuale sindaco sta perdendo pezzi, per un motivo o un altro. Da cinque i vicesindaci da lui scelti ne sono rimasti tre. L’ ultimo è stato defenestrato per ragioni politiche, in quanto il suo partito, Levica-Sinistra, ha duramente criticato il lavoro del sindaco. I rumori della politica non risparmiano neanche il vicesindaco italiano che non esprime la Can cittadina, l’ istituzione che rappresenta la minoranza italiana sul territorio, come sostenuto un po’ da tutti i soggetti interessati. Da una parte c’è chi difende l’ autonomia del sindaco a scegliersi il vicesindaco italiano, dall’ altra chi difende la soggettività della minoranza nello scegliersi, attraverso la Can, chi la dovrebbe rappresentare e denuncia le ingerenze dei partiti.
Che dire, sono i rumori della politica, che , quando è in crisi, fa bene quello che sa fare: coprire i rumori dei problemi veri, che in città non sono pochi, a incominciare dal frastuono del porto ipertrofico, all’ inquinamento, alla carente visibilità culturale, storica e politica della minoranza italiana.
Aljoša Curavić
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