Ci vuole veramente poco a raccontare l’anno che ci lasciamo alle spalle. Anno pandemico, con tante ombre e poche luci. Anno in cui siamo tutti diventati esperti virologi per capire che non abbiamo ancora capito niente. Sappiamo soltanto che il mondo si è fermato e polarizzato. Da una parte gli infettati e dall’ altra i non infettati; i barricati nei propri pigiami e quelli che non possono fare a meno di uscire in assembramenti, i fondamentalisti di ogni sorta. Tutti gli schieramenti politicamente e umanamente incattiviti. Confidiamo nei vaccini. Speriamo nei vaccini, per finirla una volta per sempre con il peggio che ci sta offrendo il mondo dalla Seconda guerra mondiale ad oggi. Intanto si è messo in moto un altro virus, forse più letale del covid, perché refrattario a qualsiasi vaccino: il virus che muove i partiti politici alla conquista del potere, con trame di corte che a momenti toccano picchi incredibili di virulenza. In Slovenia, dove la casta politica in questi giorni sta macinando una bizzarra crisi politica, si è dimesso il ministro della salute, in quota Desus, partito dei pensionati fino a ieri al governo, in cerca di altre alleanze. Brutto momento per gettare la spugna e aprire una crisi. I contagi nel paese sono alti e la campagna vaccinale è ancora un’incognita e tutta da costruire. Avremmo bisogno di unità, non di divisioni. Per fortuna c’è anche qualche notizia luminosa in questo anno orribile. L’ affermazione di Nova Gorica e Gorizia a capitale europea della cultura. Certo, mi dispiace per Pirano, però quello di Gorizia-Nova Gorica è un esempio di cooperazione culturale e economica transfrontaliera da seguire, un esempio anche per noi cittadini dei comuni del litorale sloveno, dove forse si fanno più trame di corte che fatti, più retorica politica e ideologica, travestita da multiculturalismo, che attività di buon vicinato. Vi auguro un Buon Natale e un Anno Nuovo che, speriamo, ci regali un po’ di normalità.
Aljoša Curavić