Un racconto preciso, razionale, ma a tratti anche appassionato dei mesi più drammatici del regime fascista, quelli che vanno dal luglio del 1943, fino alla nascita della Repubblica di Salò.
È il tema del libro “La caduta, cronache della fine del fascismo”, di Ezio Mauro (giornalista, direttore della Stampa e di Repubblica e scrittore), che lo stesso autore ha deciso di raccontate a teatro, in una messa in scena concepita come un movie-podcast dal vivo.
Mauro, seduto da solo su un semplice baule di scena, con una piccola luce e un leggio, racconta quei mesi e la caduta del regime, alternandosi con voci fuori campo e contributi audio dell’epoca. Al suo fianco uno schermo, su cui appaiono le immagini che rafforzano il racconto.
Come ha affermato lo stesso autore nel corso delle due ore di spettacolo, inserito nella rassegna “Pequod, Itinerari di letteratura e giornalismo”, quella di quei mesi è la cronaca di un regime che si sta disfacendo. Mauro accompagna il pubblico attraverso otto quadri, raccontando i mesi che cambiarono la storia d’Italia, un paese in gran parte ignaro di quanto stava succedendo: dal voto del Gran Consiglio del fascismo che mise Mussolini di fronte alla fine del suo potere e all’arresto, attraverso le trattative di Badoglio con gli alleati, l’armistizio e la dichiarazione di guerra alla Germania, fino alla liberazione di Mussolini sul gran Sasso da parte dei paracadutisti e delle SS, l’incontro con Hitler, la nascita della Repubblica di Salò, e la condanna a morte dei componenti del Gran Consiglio che votarono la sfiducia, fra questi anche il genero Galeazzo Ciano. Poi l’occupazione tedesca e i rastrellamenti degli ebrei a Roma.
Nel racconto però non emergono solo i fatti, ma anche i rapporti fra i protagonisti della vicenda, le debolezze e le incertezze sempre più profonde dell’ormai ex duce, incapace di opporsi al potere di Hitler, le ipocrisie del regime, la debolezza sempre più evidente della monarchia.
Le parole di Mauro sono sottolineate anche da musiche che contribuiscono a marcare i momenti chiave della storia, che l’autore ha ricostruito basandosi esclusivamente su documenti originali, come un “giornalista del passato”.
Una storia che portò anche alla salita sulle montagne e all’organizzazione dei soldati che non vollero schierarsi con la Repubblica di Salò e degli studenti antifascisti, e alla nascita della Resistenza, sottolineata, proprio nel finale, durante i saluti, dall’aria di “Bella Ciao” scandita dall’applauso del pubblico che ha riempito la platea del teatro Miela di Trieste.
Alessandro Martegani