Foto: Martegani
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A meno di due giorni dalla Giornata della Memoria, il movimento pro Palestina, composto da alcune organizzazioni antagoniste, da partiti come Rifondazione comunista e Alleanza verdi e sinistra, ma anche dai superstiti del movimento no vax, è tornato nelle strade per manifestare contro l’intervento d’Israele in Palestina.

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Quasi 400 persone si sono ritrovate in Piazza Oberdan, sede del Consiglio regionale, e hanno percorso in circa due ore le vie del centro lanciando, negli slogan e negli interventi, una critica radicale alle operazioni israeliane nella striscia di Gaza e in generale alla politica d’Israele, definito dai manifestanti un paese “colonialista e responsabile di una vera e propria pulizia etnica”.
Una data, quella del 25 gennaio, è stato detto, che non è stata scelta a caso (a due giorni dal giorno che ricorda le vittime della Shoah), per ritrovare, hanno ribadito i manifestanti, “il vero significato della memoria storica”. Bisogna, hanno ricordato i vari interventi, “chiamare le cose con il loro nome”: “Israele sta commettendo un genocidio, occupando delle terre dei palestinesi e applicando il sovranismo sionista”.

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È stata ribadita la vicinanza alle vittime del nazismo e la totale condanna della follia nazista, ma, hanno aggiunto “non ci sentiamo rappresentati dalla narrazione occidentale che equipara l’antisionismo all’antisemitismo”: si può essere contrari alla politica d’Israele senza essere antisemiti.
Nel corso della manifestazione non sono mancati riferimenti a temi di attualità in Europa, come l’avanzata dei movimenti di destra in molti paesi del Continente, e una condanna del decreto sicurezza in Italia, che limita il diritto di manifestare, e alle politiche europee che tendono a limitare l’ingresso dei migranti: lo stesso programma europeo Frontex, ha detto una manifestante “non salva le vite, ma le spezza”.

Alessandro Martegani

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