La Corte di appello di Brescia ha assolto il dottor Marino Andolina nel processo di secondo grado legato all’inchiesta della Procura lombarda sui trattamenti sanitari a base di cellule staminali ai malati affetti da patologie neuro degenerative. Il medico triestino è stato assolto perché “il fatto non sussiste”. Assolti anche gli altri cinque imputati.
Secondo l’accusa quei farmaci erano “imperfetti e pericolosi per la salute pubblica” e la loro somministrazione non sarebbe stata lecita.
La Corte d’appello ha però ribaltato la sentenza di primo grado in cui Andolina e altri cinque rinviati a giudizio erano stati condannati, anche se era caduta subito l’accusa di truffa.
Andolina ha commentato: "Per quanto io abbia sofferto per anni per accuse ingiuste e per atti di sciacallaggio di persone che ritenevo amiche, quanto io ho patito è poco rispetto a quanto hanno patito i pazienti che alla fine hanno visto negata loro una terapia efficace".
Il medico ha poi aggiunto: "Il calvario giudiziario che ho sopportato da quasi un decennio si è positivamente concluso oggi con l'assoluzione da parte della Corte d'appello di Brescia. Il tribunale ha recepito le argomentazioni del mio avvocato, Alessandro Delbello del Foro di Gorizia, assolvendomi dall'accusa di aver truffato, assieme ad altri, dei pazienti proponendo delle terapie a base di derivati di cellule staminali".
Andolina aggiunge: "Questa assoluzione segue a quella del tribunale di Trieste che mesi fa mi aveva assolto dall'accusa gravissima di peculato. L'accusa si basava sulla supposta attività di terapia con staminali al Burlo all'insaputa dei miei dirigenti di allora, non registrando nemmeno i pazienti. Alla fine, trovate le cartelle cliniche e dimostrata la mia correttezza, perfino il Pubblico Ministero chiese la mia assoluzione. È la fine di un incubo, per me e per i miei cari, anche se l'amarezza per le umiliazioni subite rimarrà a lungo", ha concluso il medico.
Davide Fifaco