Dodici gruppi linguistici, quasi due milioni e mezzo di persone coinvolte, più di 1.100 comuni in cui si parla una lingua minoritaria. Sono i numeri su cui si basa la legge 482 del 1999 (“Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”), che proprio oggi compie 23 anni.
La norma, che si affianca ad altre leggi nazionali e regionali per la tutela delle minoranze linguistiche in Italia, raccoglie per la prima volta tutte le comunità linguistiche della penisola, (albanese, catalana, croata, francese, francoprovenzale, friulana, germanica, greca, ladina, occitana, sarda, e slovena), confermando fra l’altro il riconoscimento del friulano come lingua, un passo già compiuto in Friuli Venezia Giulia pochi anni prima con una norma regionale.
Non si è trattato però di un percorso semplice. Già agli inizi degli anni ’70 il Parlamento italiano aveva indicato un “comitato di tre saggi” con il compito di riconoscere le comunità costituenti minoranze linguistiche: il comitato aveva individuato tredici minoranze, le dodici attualmente riconosciute con l’aggiunta dei Sinti e Rom. La normativa fu però approvata solo nel 1999 escludendo però le popolazioni nomadi che non presentano il requisito della territorialità.
Nel testo viene assegnato alla scuola il compito di valorizzare le lingue minoritarie, e garantire il diritto degli appartenenti alle minoranze ad apprendere la propria lingua materna, contiene norme specifiche per l'insegnamento delle lingue minoritarie e sul piano dei finanziamenti per la tutela e valorizzazione delle lingue di minoranza.
La ricorrenza quest’anno cade però in una fase in cui i segnali del mondo politico sulla tutela delle lingue minoritarie sono contrastanti anche all’interno della stessa maggioranza di Governo: se da una parte la Lega ha sempre sostenuto la tutela delle lingue minoritarie e anche dei dialetti, recentemente il senatore di Fratelli d’Italia Roberto Menia aveva lanciato una battaglia in difesa dell’identità nazionale, esprimendo dubbi sull’insegnamento del friulano a scuola, e proponendo di modificare la Costituzione con la frase "L’italiano è la lingua ufficiale della Repubblica” e “tutti i cittadini hanno il dovere di conoscerla e il diritto di usarla”.
Parole su cui è tornato il capogruppo in Consiglio regionale del Patto per l'Autonomia Massimo Morettuzzo, che ha organizzato oggi una lettura online degli articoli della legge 482, che ha coinvolto politici e giuristi. Morettuzzo ricorda come "Autonomia e specialità del Friuli Venezia Giulia trovino fondamento proprio nella presenza delle minoranze linguistiche e nella loro tutela. Non possiamo – ha aggiunto - né vogliamo dimenticarcene".
Alessandro Martegani