Arrivano prima isolati, poi, man mano che le luci del giorno cominciano a farsi strada fra le nuvole, diventano un fiume in piena i fedeli musulmani diretti all’area esterna del centro islamico Baitus Salat di Monfalcone. Migliaia di persone, che occupano ogni singolo centimetro della spianata di fronte all’edificio, unica area che la comunità islamica, secondo il Tar, può utilizzare per pregare, nonostante il centro culturale sia proprietario anche della costruzione.
In occasione della fine del Ramadan, terminato ieri, il centro Baitus Salat ha organizzato una preghiera alle prime luci dell’alba, dalle 6 dalle nove del mattino: l’ingresso del centro è stato decorato con scritte d’augurio (Eid Mubarak, “Buone feste”) e palloncini, e non manca un piccolo rinfresco, ora che, dopo un mese di digiuno diurno, si può ricominciare a mangiare.
L’atmosfera è quella delle grandi occasioni: migliaia di fedeli raggiungono il centro, e allineano i tappeti da preghiera, molti altri devono attendere all’esterno il secondo turno, ma tutto si svolge con ordine e rispetto delle regole, come ha raccomandato, anche in italiano, una lingua che unisce tutta la comunità islamica della Città dei Cantieri, Rejaul Haq Raju, presidente del centro islamico:
“Noi viviamo in questo paese, lavoriamo qui, vogliamo e dobbiamo rispettare tutte le regole.”
Anche qualche bicicletta parcheggiata di fronte ai negozi, provocando le rimostranze dei titolari, viene rapidamente rimossa dal servizio d’ordine, il tutto sotto gli occhi della Polizia, che osserva da lontano e con discrezione, in pieno accordo con i dirigenti del centro.
Raju, nel suo intervento nel corso della funzione, ha anche fatto riferimento a questi “giorni difficili”, al braccio di ferro con la sindaca Anna Maria Cisint, che continua a non voler incontrare i rappresentanti della comunità islamica, ma ha anche espresso l’auspicio che alla fine i tribunali restituiscano ai centri la possibilità di organizzare la preghiera nelle proprie sedi.
Polemiche a parte, oggi è però un giorno di festa, in cui la comunità islamica celebra la fine del periodo più sacro, e pensa anche a un futuro di pace. È questo il significato del Ramadan, come conferma il Presidente del centro Baitus Salat: “Nel corso del Ramadan noi digiuniamo, come vuole Dio, per far capire che i poveri, quando non c'è da mangiare, soffrono. Nel periodo di Ramadan, quando trascorriamo tutto il giorno senza bere e senza mangiare, noi sentiamo la tristezza e capiamo che dobbiamo aiutare i poveri, musulmani e non musulmani. Questa è una cosa molto importante per noi: essere uniti anche per aiutare gli altri, vivere in pace. È questo il messaggio che vogliamo dare: vogliamo vivere in pace, non vogliamo discriminazioni, e non vogliamo alcun tipo di guerra. Noi vogliamo che nel mondo tutti vivano in pace”.
Alessandro Martegani