Piazza Unità ovviamente gremita di fedeli e probabilmente anche di semplici curiosi, per il vero e proprio evento dell'estate triestina: la visita di Papa Francesco nel capoluogo giuliano.
Lo speaker ufficiale dell'evento ha salutato i presenti anche in lingua slovena, come del resto anche due letture durante l'atto liturgico sono state pronunciate in lingua slovena.
Grande rispetto, dunque, per la minoranza slovena locale, come del resto anche per le altre confessioni del territorio, visto che sul palco allestito davanti al Palazzo del Comune erano presenti anche rappresentanti greco-ortodossi e serbo-ortodossi.
Durante la messa, il Santo Padre ha evidenziato come la realtà di Trieste, una città portuale, sia importante come luogo di incrocio ed incontro per le diverse genti.
Il Pontefice ha sottolineato che la presenza di Dio si trova negli ultimi, nei volti scavati dal dolore, nella sofferenza, ricordando la necessità di impegno verso il prossimo, soprattutto se più debole. In questo caso ha voluto citare come esempio le persone malate ma anche i migranti, evidenziando ai fedeli come sia fondamentale l'accoglienza, ricevendo uno scrosciante applauso dalle migliaia di persone presenti.
L'intervento conclusivo è stato enunciato dal Vescovo di Trieste, Enrico Trevisi; anch'egli ha salutato sia in italiano che in sloveno, scusandosi simpaticamente per la propria pronuncia, ma allo stesso tempo precisando che tanto Dio parla in tutte le lingue. Trevisi ha poi ricordato anche l'importanza storica che in questi territori hanno avuto i martiri sloveni e croati.
Commoventi i saluti ma anche gli abbracci che il Papa ha riservato ad alcune persone disabili ed a molti bambini tra il pubblico, sia al suo arrivo che al termine dell'omelia, quando è passato in mezzo alla folla a bordo del quadriciclo elettrico usato per non affaticarsi troppo durante gli spostamenti.
Davide Fifaco