Quello del declino demografico è un problema che, soprattutto in economia e nel mercato del lavoro non può più essere ignorato: ne sono convinti i sindacati aderenti al Consiglio sindacale interregionale Italo Croato, che questa mattina si sono ritrovati a Trieste per ragionare sul tema e trovare possibili soluzioni.
L'Europa è un continente che soffre di declino demografico, iniziato nel 1991. In Italia ma soprattutto in Croazia rappresenta un problema drammatico, in particolare nelle aree interne e orientali. Dal 1991 al 2021 la popolazione è calata del 18 per cento e, dall'ingresso in Europa, oltre 10 milioni di persone sono migrante verso altri paesi, sottraendo il 24 per cento della forza lavoro.
Una situazione che richiede nuove regole e norme per richiamare lavoratori e gestire meglio quelli presenti e che arriveranno come conferma Michele Berti, presidente del Consiglio sindacale interregionale Italia Croato: “I dati sia della Croazia sia dell'Italia sono seriamente preoccupanti. In particolar modo per la Croazia, dibattendo nelle nostre riunioni, siamo accorti che parlare di difesa dei lavoratori, di contrattazione, di tutela dei loro diritti , senza riflettere sul fatto che questi lavoratori stanno man mano diminuendo, rischiava di diventare in lungo periodo un esercizio sterile. Senza avere la presunzione di poter avere soluzioni immediate, abbiamo deciso di dedicare una riflessione a questo aspetto, proprio per poter capire qual è lo stato reale dell'arte”.
“Si tratta dii un fenomeno generale, che ha molti aspetti, uno dei quali riguarda il mondo del lavoro e soprattutto le condizioni in cui i lavoratori possono stare in un mercato del lavoro e decidere di rimanere in quel mercato”
“Trovare delle vie d'uscita è un tema è veramente ambiziosissimo, e noi riteniamo sia necessario un mix di soluzioni: ci devono essere delle politiche che sostengono le famiglie e quindi di fatto la possibilità per le persone di decidere se rimanere in un paese, mettere su famiglia e trovare un lavoro in quel paese, lavoro che sia possibilmente dignitoso, che sia stabile un lavoro e che sia bene retribuito. Poi c'è un discorso che riguarda l'ingresso di eventuali altri lavoratori nel mercato del lavoro, che nello specifico sono molto spesso lavoratori non comunitari: quello è un aspetto che non si può più nascondere, che deve essere alla fine attuato, in maniera intelligente, e deve essere attuato con delle serie politiche di governo del fenomeno proprio, per evitare che poi, insieme all'arrivo di lavoratori lavoratori in Paesi diversi si possano creare problemi di mancata integrazione e quindi i problemi di difficile convivenza con la popolazione locale”.
Alessandro Martegani