I soldi ci sono, il progetto anche, l’entusiasmo pure, ma c’è anche un nuovo nome. Dopo poco meno di 20 anni dalla nascita dell’idea, e due decenni di confronti e discussioni, si concretizza con tempi e cifre il progetto del cosiddetto “Parco del Mare”, che però sarà completamente diverso dall’idea originale, a partire dal nome, “Nautaverso” Digital Experience Center, per evocare il collegamento con il mare e la navigazione, ma anche con la digitalizzazione e le nuove tecnologie.
Rispetto alla prima idea del presidente della Camera di Commercio Antonio Paoletti, che ha presentato il progetto al Trieste Convention Center accanto a esperti, progettisti e autorità, in un mega evento studiato per l’occasione, la struttura, che dovrebbe far fare a Trieste un nuovo balzo nel futuro, guarda soprattutto alla tecnologia, con un centro multimediale dedicato alle scienza e alla vita marina, ma totalmente in realtà virtuale, e quindi ampiamente adattabile ai cambiamenti della tecnologia, e senza nemmeno una creatura marina in cattività.
Attorno all’edificio, che occuperà 5 mila metri quadrati, sorgeranno strutture, arredi urbani e aree di socializzazione, aree pubbliche, negozi e ristoranti, che occuperanno altri 12 mila metri quadrati e cambieranno totalmente il volto dell’area, attualmente abbandonata, che va dal bagno Ausonia, passando di fronte al “Pedocin”, fino alla Lanterna, alla fine delle Rive di Trieste.
Nell’area, su cui sono già entrate in azione le ruspe per la demolizione degli edifici, sarà realizzata anche una marina, e verrà anche ridata energia e luce al piccolo faro.
L'area, demaniale, è stata data in concessione per 40 anni alla società Trieste Navigando Srl, di proprietà della Camera di Commercio, dall’Autorità portuale. “Stanno partendo questo e tanti altri cantieri – ha detto - Zeno D’Agostino, presidente dell’autorità di sistema portuale dell’Alto Adriatico -, e stanno arrivando al dunque tanti progetti messi in piedi in tanti anni. Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi vedremo arrivare a concretizzazione questo, come altri progetti che stiamo portando avanti, e che riguardano il Porto Nuovo e Porto vivo: mi sembra che si dia un segnale fortissimo alla città, che c’è concretezza in quello che si proclama e in quello che si dice“.
"L’idea nasce - ha detto Paoletti - da un’esperienza avuta durante l’Expo di Dubai, quando ho visitato il padiglione dell’Arabia Saudita, assistendo a proposte incredibili fatte con la tecnologia digitale. Da lì è scattato qualcosa che già c’era: abbiamo quindi iniziato due anni fa con una serie di ulteriori ricerche e oggi presentiamo Nautaverso, che diventa il nome ufficiale del progetto. È stato concepito, disegnato e prodotto per essere totalmente digitale, con migliaia di metri quadrati di tecnologie, sale immersive, il battiscafo Trieste, la possibilità di studiare, laboratori per i giovani, un prodotto che non c’è ancora in Italia e in Europa. Sarà un Digital Experience Center, questo è sottotitolo, perché le esperienze digitali saranno davvero importanti. Sono previsti anche bar, ristoranti, il tetto con verde pubblico. Un parco sul mare fruibile da tutta la città, oltre che dai turisti. E vicino ci sarà anche un grande marina che fa parte del progetto e su questo partiremo molto velocemente già nei primi mesi del prossimo anno. Si tratterà di grande progetto di rigenerazione urbana perché qualificheremo un’area, tenendo conto della totale sostenibilità energetica”.
L’impegno finanziario previsto è di 32 milioni di euro, otto dei quali a carico della Regione, e già all’inizio del prossino anno saranno pubblicati bandi per realizzare le opere. I lavori, se tutto procederà regolarmente, inizieranno nel prossimo autunno e dureranno fra i 30 e i 36 mesi. Entro il 2027 quindi la città e i turisti potranno utilizzare la nuova area, che rappresenterà un ulteriore tassello del patrimonio scientifico e di ricerca del capoluogo giuliano, e uno strumento unico nel suo genere per favorire la conoscenza e la cultura del mare. Le previsioni sono di 600 mila visitatori l’anno, che renderebbero la struttura anche economicamente vantaggiosa.
Nella realizzazione è stata data grande importanza alla sostenibilità ambientale: Nautaverso sarà fortemente tecnologico e futuribile con modalità di accesso totalmente digitali e attivazione del riconoscimento facciale, e allineato ai criteri europei ESG (Enviromental, Social, Governance), con l’obiettivo di azzerare totalmente l’impatto ambientale.
“Oltre a dare un contributo significativo allo sviluppo turistico del nostro territorio – ha detto il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga nel corso della presentazione -, Nautaverso - Digital Experience Center andrà a riqualificare un'area importante di Trieste come l'intero fronte mare. Questa zona della città vedrà infatti la rigenerazione dell'area antistante, dove attualmente si trova il Mercato ortofrutticolo e il rifacimento della piscina terapeutica. Iniziative che si sposano alla perfezione con la rinascita del Porto vecchio portata avanti con grande convinzione dalla Regione".
"L'intero waterfront – ha aggiunto - subirà una grande trasformazione, aumentando notevolmente l'attrattività turistica di Trieste. Nautaverso sarà inoltre un luogo straordinario per accogliere congressi, eventi e assemblee di livello nazionale e internazionale”.
Non mancano però le voci critiche come quella di Riccardo Laterza, capogruppo di Adesso Trieste in Consiglio comunale, che ricorda come “Ci sono voluti vent'anni perché i promotori del Parco del Mare si rendessero conto che uno zoo acquatico fosse un'idea fuori dal tempo, insostenibile da qualunque punto di vista. Estendiamo questo slancio di consapevolezza e rendiamoci conto, senza far passare un altro ventennio, che l'area della Lanterna non va cementificata ma restituita alla città con spazi aperti e verdi. E che i più di trenta milioni previsti per la mega opera possono essere utilizzati per progetti più utili: un Parco del Mare diffuso che tuteli e valorizzi il mare e l'economia blu, e un piano di rigenerazione commerciale delle periferie.”
Anche la consigliera regionale del Patto per l’Autonomia Giulia Massolino esprime perplessità, perchè, dice, “l'innovazione tecnologica è ben altro". "La tecnologia nell’ambito dei beni culturali è un’interessante opportunità se applicata integrando opportunamente virtuale e reale. Sappiamo che le tecnologie di fruizione dei contenuti multimediali, specialmente di tali dimensioni, sono estremamente costose e hanno alti costi di manutenzione e sostituzione, vista la veloce obsolescenza. Attenzione anche al rischio greenwashing: non si capisce come l’idrogeno possa essere integrato anche in questo progetto e alle belle parole sull’importanza delle infrastrutture verdi andrebbe abbinato un serio ragionamento sulle alberature contro le isole di calore e sull’adattamento ai cambiamenti climatici. Infine, curioso che si scelga di inserire in uno dei più begli spazi di Trieste un edificio sostanzialmente chiuso e buio, dal cui interno non si possa neanche intravedere il mare su cui è affacciato.”
Alessandro Martegani