Quella di ieri-13 maggio 2019- sarà ricordata come la data in cui è morto lo Scoglio Olivi. È questa la frase più frequente per le vie e piazze di Pola all' indomani dell'avvio della procedura fallimentare della "Uljanik brodogradilište", controllata dal Gruppo Uljanik. Una giornata di lutto cittadino con bandiere a mezz'asta e cancellazione di varie manifestazioni, come decretato dal sindaco Boris Miletić che ha accusato il governo croato dell'affossamento voluto dello stabilimento navalmeccanico polese. Ricordiamo che il Tribunale commerciale di Pisino non ha potuto far altro che avviare l'iter fallimentare visto il persistere del blocco dei conti ed i debiti della società ammontanti ad oltre 160 milioni di kune, 22 milioni di euro circa. Con il decreto di bancarotta cesserà anche il rapporto di lavoro per gli oltre mille e 100 operai, rimasti per mesi senza paga e tutela sociosanitaria. E se l'opinione pubblica è convinta che il fallimento segna inesorabilmente la fine -dopo 163 anni di attività- dell'arsenale polese c' è ancora chi spera in una possibile ripresa. Il responsabile per le costruzioni navali, Sandi Božac ad esempio ha affermato che la realizzazione delle due imbarcazioni per cui si sta trattando è possibile indipendentemente dall' avvio del procedimento fallimentare ed ha fatto capire inoltre che si guarda con fiducia all' interesse dimostrato da potenziali partner cinesi. Dello stesso parere il premier croato, Andrej Plenković. "L' iter fallimentare non significa la fine del cantiere. Non si tratta di liquidazione bensì di una procedura che può aprire una nuova fase per lo Scoglio Olivi" ha affermato il capo dell'esecutivo che ribadendo la vicinanza ed il sostegno del governo alla cantieristica in generale e al cantiere di Pola in particolare, ha annunciato l'arrivo, tra una decina di giorni, dei partner cinesi che effettueranno un nuovo e più dettagliato sopralluogo allo stabilimento navalmeccanico polese.
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