“Un giudizio atteso che premia il buon senso e la ragione ed ora - con la conferma che il terrano è istriano - speriamo di essere giunti all’epilogo di questo contenzioso” questo il commento a caldo dell’eurodeputato della Dieta Democratica istriana ed ex governatore della penisola, Valter Flego.
Soddisfatti, pure i vitivinicoltori istriani secondo i quali “l’uso della denominazione di questa varietà di uva e vino va ad appagare il costate impegno per l’ elevamento della qualità ma soprattutto quello rivolto alla tutela di un prodotto secolare, autentico, identitario di queste terre” dicono in tanti auspicando la chiusura di questo spiacevole capitolo. “E’ il momento di guardare al futuro per superare questo difficile periodo nel quale ci si trova ormai da mesi” affermano alcuni riconosciuti produttori del Buiese che fanno proprio l’appello lanciato alla Slovenia da Flego. “Ogni ulteriore procedimento non potrà che danneggiare una categoria messa in crisi dalla pandemia di coronavirus perciò è il momento di rimboccarci le maniche e far crescere assieme un settore che vede nel terrano una ricchezza comune” ha detto a Bruxelles l’ex zuppano istriano.
Ricordiamo che il Tribunale UE ha respinto il ricorso avviato tre anni fa’ da Lubiana nei confronti della Commissione europea ritenuta colpevole per l’ aver adottato -con effetto retroattivo e conseguente all’ ingresso di Zagabria all’ Unione- il regolamento delegato che permetteva di menzionare nell’ etichettatura la denominazione “Teran” per i vini croati. La Corte ha sentenziato che - mancata una soluzione negoziata tra i due Stati - le decisioni della Commissione sono legittime in quanto rispettano le specificità del caso e non vanno a ledere gli interessi e le aspettative dei vitivinicoltori sloveni.
Contro la decisione del Tribunale – come specificato nella sentenza- ci sono due mesi e dieci giorni di tempo per un altro ricorso dinanzi alla Corte, ma questa volta limitato a questioni di diritto.
Lionella Pausin Acquavita