Il progetto presentato prevede la costruzione di quattro palazzine alte fino a 28 metri e ospitanti appartamenti, negozi, ristoranti, uffici e garage interrati. Gli stabili verrebbero costruiti al posto dell'ex autorimessa Slavnik, che già poggiava sulle tombe dei capodistriani vittime della peste nel 17esimo secolo attorno al Santuario della Beata Vergine delle Grazie. Nel progetto la chiesetta verrebbe "chiusa" tra le palazzine, la stessa sorte toccherebbe anche al locale asilo. Parere contrario alla proposta presentata dalla società investitrice è stata espressa anche dalla CAN di Capodistria che ha richiesto che la zona a ridosso della chiesa venga tutelata anche per la presenza del cimitero.
Anche gli abitanti del quartiere residenziale, sorto negli Anni Cinquanta, e riuniti nell'Iniziativa civica Novi Slavnik (il Nuovo Slavnik) hanno già avanzato diverse riserve per l'impatto dei nuovi edifici previsti dal Piano urbanistico, che andrebbero a cementificare il rione, togliere lumunsità alla zona e la vista sul mare. L'idea non piace neppure alla Comunità locale Capodistria centro che concorda sul fatto che la zona dopo tanti anni di abbandono debba venir riqualificata ma vanno trovate delle soluzioni adeguate e ponderate in armonia con l'ambiente circostante.
La Società Diacono Elio, guidata da Darjo Gregrič, ha lanciato la proposta di creare attorno alla chiesetta della Beata Vergine delle Grazie un parco ricordo dei tanti capodistriani che vi furono sepolti durante la terribile pestilenza che decimò Capodistria nel 1630-31. Il comune di Capodistria intende organizzare, emergenza covid permettendo, un dibattito pubblico in presenza il prossimo 14 aprile.