Foto: Facebook
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In coordinamento con la presidenza del Consiglio, la Farnesina sta lavorando con le autorità iraniane per chiarire la situazione legale di Cecilia Sala e verificare le condizioni della sua detenzione, visto che il motivo del suo incomprensibile arresto non è ancora stato formalizzato. Nelle scorse ore la famiglia è stata informata dei risultati della visita dell'ambasciatrice d'Italia Paola Amadei.

Sono stati proprio i genitori della giornalista, in accordo con la Farnesina, a tenere la massima discrezione con la stampa per, si legge nel comunicato del ministero, "agevolare una veloce e positiva risoluzione della vicenda". Sala è trattenuta nel carcere di Evin, quello dove vengono tenuti i dissidenti, in una cella di isolamento e a quanto si apprende è "in buone condizioni fisiche" ed è "molto determinata a difendere il suo lavoro".

Sala è autrice e voce del noto podcast "Stories" di Chora Media, che quasi ogni giorno racconta una storia dal mondo. Nata a Roma nel 1995, scrive anche sul Foglio ed ha pubblicato reportage dall'estero su L'Espresso e Vanity Fair. Ha inoltre lavorato nella redazione di Otto e mezzo, con la media company Vice per SkyTg24, con Rai e con Fremantle Media.

Dell'Iran ha scritto nel suo ultimo libro, intitolato "L'incendio", pubblicato nel 2022 da Mondadori, il cui sottotitolo è "Reportage su una generazione tra Iran, Ucraina e Afghanistan".
Lo scorso 16 dicembre, qualche giorno prima dell'arresto, aveva pubblicato un podcast dal titolo "Una conversazione sul patriarcato a Teheran", in cui parla con una 21enne iraniana, Diba, della nuova legge sull'hijab. "Sono tornata in Iran, il posto che più mi è mancato e dove vivono le persone che più mi sono mancate, è un posto dove l'accesso per i giornalisti può essere complicato", esordiva Sala nel suo racconto.

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, scrivendo sui social della vicenda in cui è coinvolta Sala, ha sottolineato che "le trattative con l'Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell'opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare ma solo con un'azione politica e diplomatica di alto livello. L'Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada".

Davide Fifaco