“Il controllo dei vertici della Rai sull'informazione del servizio pubblico si fa ogni giorno più asfissiante”. La sintesi della polemica, amplificata dal caso Scurati ma in piedi già da settimane, sulla volontà di controllo della Rai e in generale sui mezzi d’informazione e sulle istituzioni culturali da parte della maggioranza di governo di centro destra in Italia, è stata espressa in un comunicato dell’Usigrai, il maggiore sindacato dei giornalisti del servizio pubblico, che già in passato aveva denunciato pressioni da parte del governo.
L’ultimo capitolo riguarda la decisione della Rai di bloccare l’intervento alla trasmissione “Che sarà” di Antonio Scurati, scrittore noto soprattutto per alcune opere sul fascismo, che avrebbe dovuto pronunciare un breve monologo in cui affrontava il tema delle responsabilità del regime e di Mussolini sull’omicidio Matteotti, ma sottolineava anche come la premier Giorgia Meloni avesse preso le distanze dalle “efferatezze indifendibili perpetrate dal regime”, senza però “mai ripudiare nel suo insieme l'esperienza fascista”, scaricando “sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini” e disconoscendo “il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana”.
La decisione, denunciata dalla stessa conduttrice della trasmissione Serena Bortone, di cancellare l’intervento sul 25 aprile dello scrittore, per ora non ha una paternità certa e nemmeno una motivazione chiara: sia il Governo, sia i vertici della Rai hanno negato di aver mai dato disposizioni di bloccare l’intervento, e il pasticciaccio, che ha ottenuto l’effetto opposto a quello voluto dagli ignoti censori, vale a dire dare al testo e allo stesso Scurati diffusione e popolarità inattese, sembra essere opera di un funzionario troppo solerte nel controllare i compensi degli ospiti, o nell’immaginare i voleri del governo.
La stessa Giorgia Meloni, dopo aver contattato i vertici Rai, ha pubblicato l’intervento, peraltro già ampiamente diffuso sui suoi profili social e ha provato a ribaltare la vicenda: “Sono stata io – ha detto - a essere censurata e ostracizzata per anni”. Meloni però ha anche pubblicato il compenso che Scurati avrebbe dovuto percepire,1800 euro, e che secondo alcuni sarebbe stato alla base della rinuncia all’ospitata da parte della Rai.
Una versione rinviata al mittente dal protagonista della vicenda: “Mi ritrovo – ha detto in un intervento alla Repubblica delle Idee - al centro di una polemica politico-ideologica accanita, spietata e fatta di attacchi personali, denigratori, che mi dipingono come un profittatore, quasi come un estorsore”.
A Scurati, oltre alla prevedibile solidalità dei partiti di opposizione, è giunto anche il sostegno, fra gli altri, dell’Associazione Italiana Editori e anche del Premio Strega. Non tutti però seguono la linea dell’Usigrai e del centro sinistra: il neonato sindacato “Unirai”, che conta fra i suoi iscritti molti giornalisti ai vertici dell’azienda, si è schierato con la dirigenza Rai e ha parlato di un caso montato: “Non c’è stata alcuna censura”, dice una nota.
Che nel centro destra, e in particolare in Fratelli d’Italia, ci sia però perlomeno qualche difficoltà a maneggiare temi come le responsabilità del fascismo, è dimostrato anche dalle parole del ministro Francesco Lollobrigida, che parlando del caso, ha definito il termine “antifascista” “troppo generico”, affermando che “ha portato in tanti anni a morti”. “Noi giuriamo sulla Costituzione – ha aggiunto – ma la violenza perpetrata di chi si dichiara antifascista non ci appartiene”.
Alessandro Martegani