I controlli ai confini da parte dell’Italia proseguiranno almeno per altri sei mesi. È stato lo stesso ministro italiano dell’interno, Matteo Piantedosi, a confermare al ministro Boštjan Poklukar una notizia data ormai per scontata dopo le dichiarazioni del ministro italiano degli esteri Antonio Tajani, che da Gorizia aveva confermato l’intenzione di prorogare la presenza delle forze dell’ordine e dell’esercito ai principali valichi con la Slovenia.
Altri sei mesi, un periodo già iniziato, il 19 giugno, motivati, oltre che da un generico rischio d’infiltrazione di terroristi, anche dall’innalzamento del livello di attenzione per la Presidenza di turno italiana del G7.
Il ministro Piantedosi ha comunque assicurato che nulla cambierà per coloro che attraversano il confine: “Come sempre – ha detto - le modalità di controllo saranno attuate in modo tale da causare il minore impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico di merci”. “Da parte nostra – ha aggiunto - c’è la volontà di condividere soluzioni efficaci che ci consentano un ritorno a una libera e sicura circolazione. I nostri uffici tecnici stanno lavorando nella giusta direzione, abbiamo costruito un modello di cooperazione virtuoso”. Piantedosi ha anche annunciato una nuova riunione trilaterale Italia, Croazia e Slovenia a breve per un confronto sul tema.
In effetti i disagi per chi attraversa quotidianamente il confine non sono eccessivi, per non dire minimi, ma paradossalmente anche questo aspetto alimenta i dubbi sulla reale utilità dell’iniziativa, sembra avere soprattutto un valore simbolico.
Nella stragrande maggioranza dei casi le auto non rallentano nemmeno, gli agenti rimangono all’interno dei container piazzati a poca distanza dal confine sui valichi principali, mentre non c’è alcun controllo in quelli minori, e sembra poco credibile che eventuali terroristi decidano di passare proprio nel valichi sorvegliati.
Di questo avviso, ad esempio, è anche il sindacato di polizia Siulp, da sempre critico con questa modalità di controlli. Il segretario regionale Fabrizio Maniago ha parlato chiaramente di mancato funzionamento dei controlli sui confini, pubblicando una serie di foto dell’esterno della Questura con le code dei migranti appena arrivati dalla rotta balcanica, uno scenario identico a quello degli altri anni.
Alessandro Martegani