Due i trattori davanti al Colosseo a Roma per la manifestazione "Te lo do io il Made in Italy", promossa da Altragricoltura e Popolo produttivo.
Gianni Fabbris, presidente di Altragricoltura spiega: "Noi oggi diciamo al governo che non chiediamo le sue dimissioni, chiediamo che governo e parlamento si assumano la responsabilità. La cosa chiara e certa è che si apre un confronto su misure urgenti ma non ci servono contentini, ci servono riforme, ridare dignità agli agricoltori, agli artigiani, ai pescatori, alle città e alle comunità".
Fabbris aggiunge: "Questo è un movimento spontaneo, la gente è scesa in piazza perché è con le spalle al muro. Tra i trattori c'è una generazione intera che rivendica il diritto al futuro" e chiede l'apertura di un tavolo di crisi.
"È colpa della politica italiana degli ultimi 30 anni - sottolinea il leader di Popolo produttivo Angelo di Stefano - Questa è gente che lavora, che non riesce a mantenere la propria famiglia. Siamo qui per rivendicare i nostri diritti".
A Padova 400 trattori hanno riempito il parcheggio dello stadio Euganeo con gli agricoltori a manifestare contro le misure svantaggiose nel loro settore.
In Sardegna è stata la provincia di Nuoro ad ospitare le proteste contro le politiche ed i vincoli imposti dell'Unione europea per i prodotti della campagna. Una trentina i trattori che hanno percorso le principali strade statali del luogo.
In Sicilia nella zona di Palermo continua da undici giorni il presidio permanente del Movimento spontaneo degli agricoltori mentre a Tortona tra i manifestanti erano presenti anche Ornella Muti e la figlia Naike Rivelli in quanto imprenditrici agricole, che già nelle precedenti settimane si erano recate in Calabria dove possiedono un orto.
In Puglia cartelli e striscioni di protesta per le strade di Barletta, dove è passato un corteo di 200 trattori e di molti semplici cittadini. Uno dei disagi per il settore pugliese, secondo i manifestanti, è la scarsità di acqua.
A Modena sono giunti più di 300 trattori provenienti anche da Reggio Emilia, Mantova e Bologna.
Davide Fifaco