Foto: BoBo
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In un clima internazionale di tensioni il governo italiano ritiene che il pericolo che attraverso il confine orientale possano giungere in Italia frange terroristiche permanga e perciò dallo scorso ottobre l'Italia ha scelto di sospendere l'accordo di Schengen con la Slovenia. Una decisione che è stata ribadita lo scorso 4 maggio dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sul palco del congresso della Svp a Merano.
Lo scorso 21 ottobre del 2023 l’Italia aveva ripristinato i controlli confinari per tre mesi, per poi prolungarli il 19 gennaio per altri 5 mesi. Una misura che in più occasioni il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha definito “temporanea”, ma viste le parole di Tajani si fa sempre più strada il sospetto che questi possano restare anche dopo l'attuale scadenza, delineando uno scenario molto simile a quello del confine austriaco con la Slovenia, dove Schengen è stato congelato ormai da anni.

Secondo i dati diffusi da Piantedosi, nei primi 5 mesi di accertamenti "sono stati rintracciati 2.200 stranieri irregolari: di questi, più di 1.330 sono stati respinti. Sono state arrestate 118 persone, delle quali 65 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina".

Commentando indiscrezioni di stampa, secondo cui la sospensione di Schengen potrebbe essere ulteriormente prorogata, nei giorni scorsi la senatrice Tatjana Rojc (Pd) ha messo in guardia dalle possibili conseguenze: "Con il ripristino dei confini l’Europa rischia di tornare indietro e il Friuli Venezia Giulia rischia di rinchiudersi rendendo la vita difficile ai cittadini e ai commerci, e tutto senza garanzia di maggior sicurezza". Anche la collega di partito Sara Vito, candidata Pd per il Fvg alle Europee, è intervenuta sul tema affermando che i controlli stanno dimostrando la loro inutilità, mentre sarebbe più efficacie collaborare assieme.

Barbara Costamagna