Tutto da rifare: come peraltro ampiamente previsto, anche i 12 migranti trasportati a caro prezzo da una nave militare, con un viaggio di due giorni, nelle nuove strutture realizzate dall’Italia in Albania, dovranno tornare sulla Penisola.
Lo hanno deciso i giudici della sezione specializzata in materia di immigrazione del Tribunale di Roma, che hanno esaminato le richieste di convalida dei trattenimenti disposti dalla Questura di Roma nell’ambito del Protocollo Italia-Albania.
Tre giorni fa una nave militare aveva portato nel centro realizzato sulla costa nord albanese sedici persone: quattro erano tornate indietro subito, perché erano minorenni o vulnerabili, e le norme prevedono che in quei centri ci vadano solo uomini, maggiorenni, non vulnerabili, e appartenenti a uno dei 22 paesi ritenuti “sicuri” dall’Italia (come Tunisia, Egitto o Bangladesh) o chi non ha i documenti.
Proprio sulla definizione di “paesi sicuri” si sono concentrati i giudici, che hanno citato una recente pronuncia della Corte europea di Giustizia, negando la convalida dei trattenimenti “nelle strutture ed aree albanesi equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane”, a causa dell’impossibilità “di riconoscere come ‘paesi sicuri’ gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell'inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal Protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto - conclude una nota del Tribunale - ad essere condotte in Italia”.
I 12 dovranno quindi essere riportati sulla Penisola, con un danno economico, ma soprattutto d’immagine per il Governo italiano.
Si tratta di una decisione prevista sia per l’esito, sia per le conseguenze politiche. La Lega, uno dei partiti che aveva fortemente sostenuto la realizzazione degli HUB, ha definito l'ordinanza “particolarmente inaccettabile e grave: i giudici pro-immigrati – continua la nota del Carroccio - si candidino alle elezioni, ma sappiano che non ci faremo intimidire".
Di segno opposto le reazioni dell’opposizione: "Giorgia Meloni deve chiedere scusa agli italiani – hanno scritto i parlamentari dei 5 stelle in una nota - a partire da quelli che l'hanno votata, per averli raggirati con una truffa, una truffa da centinaia di milioni di euro con cui Meloni, dopo essersi resa conto di non poter attuare il folle blocco navale promesso in campagna elettorale, ha voluto far credere agli italiani di aver trovato il modo di tenere lontani gli immigrati spedendoli oltremare”.
"Il ministro Piantedosi e l'intero governo Meloni – ha detto Nicola Fratoianni di Alleanza verdi e sinistra - dovrebbero rimborsare di tasca loro lo Stato per i soldi pubblici sprecati in questi giorni per l'inutile deportazione di 16 persone in Albania, e proprio a queste persone dovrebbero poi chiedere scusa pubblicamente".
Alessandro Martegani