Di misura, ma alla fine 5 Stelle e centro sinistra hanno strappato la Sardegna alla coalizione di centro destra.
Nonostante la norme elettorali prevedessero che lo spoglio dovesse durare al massimo 12 ore., la conta delle schede è durata tutto il giorno e anche tutta la notte in Sardegna, con un testa a testa fra Alessandra Todde, esponente del Movimento 5 Stelle, (imprenditrice e manager, deputata con incarichi di governo negli esecutivi guidati da Conte e Draghi), sostenuta anche da Pd e un’ampia coalizione di centro sinistra, e Paolo Truzzu (sindaco metropolitano di Cagliari, già consigliere regionale, impiegato statale), esponente di Fratelli d'Italia e sostenuto dal centro destra.
Una gara vinta al fotofinish per tre decimi di punto Alessandra Todde, la prima donna presidente della Sardegna, e prima esponete dei 5 Stelle a diventare governatore: la vittoria è stata celebrata accanto a Giuseppe Conte ed Elly Schlein, visibilmente soddisfatti dal successo di un’alleanza, quella fra Pd, 5 Stelle, e gli altri partiti progressisti (il cosiddetto “campo largo”), che potrebbe essere un modello per il futuro per battere il centro destra.
Todde ha ottenuto il 45,3 per cento, aggiungendo sulla sua candidatura, grazie al voto disgiunto, quasi tre punti al risultato dei voti delle liste della coalizione, ferma al 42,6, e incassando soprattutto i voti delle grandi città. “Sono il primo presidente donna della Sardegna, oggi si può scrivere una pagina importante per nostra regione”, ha detto Alessandra Todde, molto stanca dopo la lunga maratona elettorale ma anche soddisfatta.
Truzzu è stato invece votato nelle città più piccole e nei paesi, (ha perso a Cagliari, città della quale è sindaco, aprendo un problema politico non trascurabile) ma non è bastato: ha perso di misura con il 45 per cento, ma soprattutto quasi quattro punti in meno rispetto al 48,8 per cento della somma dei voti di lista della coalizione di centro destra.
Una situazione che farà discutere all’interno della coalizione di governo, soprattutto perché il centro destra era giunto al suo nome dopo non poche divisioni e polemiche sulla candidatura, con un braccio di ferro tra il Partito Sardo d'Azione, e la Lega, che sostenevano il presidente uscente Christian Solinas, non candidato a un secondo mandato, e Fratelli d'Italia, che ha imposto Truzzu per intervento della stessa Giorgia Meloni: una scelta che non si è rivelata vincente.
Dall’altra parte non tutti i problemi sono risolti: la spinta decisiva per la vittoria l’ha data la candidata, o il non consenso verso l’avversario, e la scena politica sarda è totalmente diversa da quella nazionale; c’è da riflettere anche sulla decisione di +Europa, Azione e Rifondazione comunista di sostenere un altro candidato, l’ex governatore Renato Soru, che con il suo 8,7 per cento ha drenato consensi al centro sinistra e avrebbe potuto guastare la festa a Pd e 5 Stelle.
Guardando ai voti di lista, il Pd è il primo partito dell’Isola con il 13,8 per cento, superando Fratelli d’Italia con 13,6, mentre i 5 Stelle hanno ottenuto il 7,8, la Lega il 3,8 e Forza Italia il 6,3, ma si tratta di dati che vanno inseriti nel contesto politico della Sardegna, molto diverso dal resto del paese, con molte formazioni autonomiste e civiche che hanno consenso sull’isola, ma che non esistono a livello nazionale.
Ci sarà da discutere anche sui tempi dello spoglio delle schede: dopo 11 ore erano arrivati i dati solo della metà delle 1.844 sezioni, e il lento flusso dei risultati è proseguito per tutta la notte. Le norme in Sardegna prevedono che le operazioni di scrutinio debbano essere ultimate “entro dodici ore dal loro inizio”, ma il Servizio elettorale della Regione aveva comunicato che “il termine finale delle operazioni di scrutinio, fissato entro 12 ore dal loro inizio, deve considerarsi meramente indicativo” e che gli Uffici elettorali di sezione sono tenuti “a completare tutte le operazioni di competenza”.
Alessandro Martegani