Non sono solo le nuove regole sui controlli sull’uso di stupefacenti o alcol da parte degli automobilisti a creare polemiche e critiche in Italia. La modifica del Codice della strada, nonostante manchino ancora le norme di attuazione, sta già avendo un impatto sul settore delle vendite e dei noleggi dei monopattini elettrici in sharing.
Si tratta di un fenomeno che ha avuto uno sviluppo rapidissimo nelle maggiori città italiane, e che aveva anche innescato polemiche per la difficoltà di coabitazione fra i mezzi a due ruote e il resto del traffico cittadino, oltre che per abitudini non propriamente ortodosse come le corse ad alta velocità su marciapiedi e zone pedonali e il parcheggio incontrollato dei mezzi.
La riforma, entrate in vigore il 14 dicembre scorso, ha imposto, fra l’altro, l’obbligo, già in vigore per tutti, d’indossare il casco, e, non appena saranno emanate le norme attuative, anche la necessità di un’assicurazione e della targa.
Si tratta di regole ritenute necessarie dal governo italiano, ma che di fatto, come hanno fatto subito notare gli utenti e le società di sharing, rendono molto complessa, se non impossibile l’attività di noleggio, e i dati sembrano confermare le previsioni. La sola necessità di portarsi un casco da casa, o di noleggiarlo, ha fatto crollare i noleggi del 30 per cento nelle principali città italiane e anche le vendite di mezzi privati avrebbero subito un calo tra il 30 e il 50 per cento, con un numero di mezzi venduti che in Italia dovrebbe passare da 150mila all'anno a non oltre 100mila nel 2025.
I dati giungono dall’Alleanza per la mobilità sostenibile, di cui fanno parte operatori dello sharing, produttori, distributori e rivenditori, che denunciano come, con la nuova regolamentazione, sia prevista anche una riduzione del fatturato, al 2030, di quasi 300 milioni di euro, con un taglio al gettito Iva di 62 milioni di euro.
Non va meglio sul fronte dell'occupazione: secondo la stima dell’Alleanza per la mobilità sostenibile, le nuove norme porterebbe alla perdita 1.200 posti di lavoro in Italia, e alla mancata creazione di ulteriori 3.000 posti di lavoro nei prossimi cinque anni.
Alessandro Martegani