Lo Ius scholae non è ancora nato, forse non nascerà mai, ma intanto continua a dividere, soprattutto il centrodestra. Il provvedimento prevederebbe il riconoscimento della cittadinanza italiana per i giovani con background migratorio nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni che risiedano legalmente e che abbiano frequentato regolarmente almeno 5 anni di studio in Italia, in uno o più cicli scolastici. Inoltre, se i 5 anni considerati includono la frequenza della scuola primaria, allora viene richiesto anche il superamento del ciclo di studi con esito positivo, come elemento fondamentale per il riconoscimento della cittadinanza.
Nelle ultime ore il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, si era espresso in maniera favorevole verso questa possibilità, affermando che "è quello di cui ha bisogno l'Italia, che è cambiata" e ricordando che lo voleva anche Berlusconi.
Tira decisamente il freno a mano, invece, l'altro vicepremier, il leghista Matteo Salvini che risponde con un laconico "è un'idea legittima di Forza Italia e tale rimarrà", escludendo la possibilità che Forza Italia possa votare con Partito Democratico e 5 Stelle su temi legati all'immigrazione, viste le recenti aperture dei rappresentanti di questi ultimi due gruppi politici.
Oltre alle opinioni di Salvini arriva il pensiero apparentemente controcorrente di Matteo Piantedosi, che spiega: "Non vorrei anticipare discussioni che in questi giorni sono un po' complicate, ma bisogna porsi il problema di come rendiamo" i migranti "nostri cittadini", dice il ministro dell'Interno. Salvo poi la precisazione dallo stesso titolare del dicastero degli Interni, che aggiunge: ''Nella sequenza decennale, siamo il Paese al primo posto per concessioni in termini assoluti di cittadinanze che diventano un numero ancora più importante se lo si rapporta al numero della popolazione residente complessiva e ancora più al numero dei cittadini stranieri residenti - ha detto Piantedosi -. In alcuni casi arriviamo in quest'ultimo calcolo a quasi il doppio rispetto a paesi importanti come Germania o Francia'', esprimendo quindi netta contrarietà allo Ius scholae.
Secondo i dati Eurostat, nel decennio 2013-2022 l'Italia ha concesso 1.463.330 cittadinanze, il numero più alto in Europa.
Resta comunque alta la tensione su una legge tornata d'attualità dopo le performance olimpioniche delle atlete italiane di seconda generazione, e che anni fa si arenò al Senato nel tentativo di modificarla verso un cosiddetto 'ius temperato'. Quella era una variante al principio classico dello ius soli, per cui la cittadinanza passa dal luogo in cui si nasce.
Davide Fifaco