La premier italiana Giorgia Meloni ha dichiarato: "Penso che tutti vedano che per questo governo italiano il Mediterraneo è una priorità, e non ci può esser il Mediterraneo senza Italia e Libia insieme. Questa è anche la ragione per cui in questi due anni abbiamo migliorato molto la cooperazione su vari fronti".
"Le sfide di questo tempo non possono essere affrontate da soli, inclusa quella delle migrazioni. Per affrontarlo seriamente dobbiamo avere un approccio a 360 gradi. L'Italia sta lavorando molto su questo, soprattutto a livello multilaterale".
Per Meloni, la prima linea di intervento "è la lotta al traffico di esseri umani: "l'Onu ci dice che oggi è uno dei più potenti traffici criminali nel mondo. C'è gente che fa tantissimi soldi usando la disperazione dei fragili, e non possiamo consentirlo. Queste organizzazioni stanno diventando potenti, ma se ne fregano dei diritti umani".
Giorgia meloni ha inoltre aggiunto: "Non penso che l'approccio caritatevole sia quello giusto, certamente quello predatorio è sbagliato. La giusta via è una cooperazione da pari a pari, strategica, portando" in Africa "investimenti che risolvono problemi per entrambe le parti". L'Italia ha scelto di "concentrare gli sforzi su una strategia che leghi i nostri destini per il futuro" e ha deciso "di dare il buon esempio con il Piano Mattei", ha concluso il presidente del Consiglio.
In due giorni Meloni affronta due appuntamenti internazionali con uno dei dossier cruciali nella strategia del suo governo. Accompagnata in Libia dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, la premier rappresenta uno dei 28 Paesi, tra Mediterraneo e Africa subsahariana, invitati assieme al vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas e a una serie di organizzazioni internazionali dal Governo di unità nazionale libico.
Da Tripoli la premier volerà direttamente nel Regno Unito, dove prenderà parte alla Comunità politica europea, un momento di dialogo informale fra 47 nazioni su politica estera economia, energia, sicurezza, connettività, giovani e cultura.
Davide Fifaco