Era rientrato in Italia lo scorso maggio, dopo aver passato più di 20 anni in carcere negli Stati Uniti, accolto dalla premier Giorgia Meloni nonostante una condanna all'ergastolo per omicidio, e ora il suo nome rispunta in un fascicolo aperto dalla procura di Verona.
Ex campione di vela e produttore televisivo, Chico Forti è attualmente detenuto a Verona per scontare la pena comminata dagli Stati Uniti, per aver ucciso un giovane cercando di non far emergere una truffa che Forti avrebbe messo in atto per acquisire un hotel a un prezzo molto inferiore al valore di mercato.
La presenza al suo arrivo della Premier, che aveva posto il suo rientro in Italia fra i punti del suo programma, e i messaggi di benvenuto di esponenti della destra avevano creato molte polemiche, e l’indagine avviata dalla procura veneta sembra destinata ad alimentarle.
I giudici di Verona starebbero indagando sulle rivelazioni di un detenuto del carcere della città Veneta, che sarebbe stato avvicinato da Forti per avere di contatti con qualche esponente dell'Ndrangheta, la criminalità organizzata calabrese, per mettere a tacere Marco Travaglio, giornalista e direttore del Fatto quotidiano (che aveva criticato l’accoglienza riservata a Forti, titolando “benvenuto assassino”), Selvaggia Lucarelli, giornalista dello stesso giornale, e una terza persona.
Secondo quanto riportano dal Fatto Quotidiano e dal Corriere della Sera, Forti avrebbe promesso, in cambio un aiuto, all’organizzazione criminale non appena riottenuta la libertà.
È stato lo stesso detenuto a cui Forti si era rivolto a parlare con il Fatto quotidiano, e la Procura, che ha sentito tre testimoni, sembra prendere le rivelazioni molto sul serio. "Se questi dati fossero accertati – ha detto il Garante nazionale dei detenuti - sarebbe un fatto molto grave”.
Il Pd intanto ha anche già presentato un'interrogazione al Ministro della giustizia Carlo Nordio, e anche gli altri partiti di opposizione chiedono alla maggioranza di chiarire la vicenda.
Alessandro Martegani