La fama di Roberto Hausbrandt e del nome della sua famiglia è indissolubilmente legata al caffè, di cui è stato sempre un grande appassionato, dopo essere cresciuto nell'attività di famiglia avviata dal nonno Hermann, polacco, che diede vita alla ditta omonima.
Era il novembre 1892 e nel negozio di via Machiavelli Hermann vendeva un po' di tutto, per poi specializzarsi nel caffè a partire dal 1905, quando aprì un nuovo negozio poco lontano, in piazza Ponterosso, ancora più centrale. L'azienda a quel punto fu proiettata in un mercato più ampio e il marchio divenne noto per la produzione e la commercializzazione del caffè, insieme con altre industrie, che hanno contribuito alla fortuna di Trieste rendendola la città del caffè.
Bobby ereditò l'azienda di famiglia dopo la seconda guerra mondiale ma, in seguito a tensioni familiari, uscì dall'attività nel 1977. Ma il caffè non uscì mai dalla vita di Bobby, appunto: nel 1981 fondò un nuovo marchio, Caffè Adler, assieme a Gino Rizzoli, che già aveva lavorato in Hausbrandt. L'azienda è attiva tutt'oggi e Bobby ne è stato alla guida fino al 2000.
Un uomo con tantissimi interessi, secondo la moglie, Varsenia Anmahian, intervistata dal Piccolo. Egli è stato infatti ufficiale degli alpini, amante delle camminate in Carso, della vela e dell'ippica. L'ultimo saluto è in programma sabato mattina alle 9:30 nella Chiesa luterana evangelica di largo Panfili, a Trieste.
Valerio Fabbri